Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma sulla prima ho ancora qualche dubbio.

Sito denuclearizzato

MOVIMENTO A 5 STELLE

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Ambiente

Maurizio Pallante
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Acqua

Riccardo Petrella
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Sviluppo

Matteo Incerti
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Connettività

Maurizio Gotta
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Trasporti

Beppe Grillo


giovedì 15 dicembre 2011

Azione NO PED repressa a Desio, ma PP contro PD-Monti-ANA continuerà ad oltranza !!!

Il comunicato:
http://adesbastaneh.blogspot.com/2011/12/azione-repressa-s-giuseppe-ma-pp-contro.html

Un articolo correlato:

APPUNTAMENTO PER RI-ORGANIZZARCI GIOVEDì 22 DICEMBRE ALLE ORE 21 IN PIAZZA CONCILIAZIONE, di fronte alla basilica, sotto i portici dell'hotel Selide. Dopo una mezz'ora ci sposteremo in un luogo caldo nelle vicinanze.

info-line: 333-3802578 (telefono acceso solo negli orari immediatamente precedenti e durante le iniziative)

lunedì 5 dicembre 2011

NO PED: Sgomberano un presido ma non le Nostre idee!

Sabato 3 dicembre alle 8e30 circa i carabinieri hanno fatto irruzione nello stabile dell'ex-tiro a segno occupato domenica scorsa come presidio permanente contro la PeDemontana, l'autostrada che vuole cancellare la "cintura verde" attraversando da ovest a est le aree comprese tra Desio e Seregno.
I militari hanno eseguito lo sgombero coatto trascinandoci fuori nonostante avessimo chiesto che prima arrivasse il nostro avvocato, inoltre la digos ci ha sequestrato il telefonino dopo un paio di chiamate impedendoci di avvertire altri dell'accaduto. Tra le minacce di sequestro del materiale che avevamo portato al presidio e quelle di arresti e TSO (!), l'operazione si è conclusa in tre ore nelle quali due squadre di operai mandati dalla proprietà hanno barricato con enormi lamiere e tubi innocenti tutti gli accessi all'area. Infine anche il sindacon PDino Corti è venuto personalmente a stringere la mano al funzionario dell'arma che ha guidato le operazioni.
Il dato più incredibile è il modo con cui lo sgombero è arrivato, senza nessun contatto precedende da parte di forze dell'ordine, istituzioni e proprietà, nonostante avessimo nel comunicato iniziale la nostra disponibilità ad un incontro. Già nei giorni precedenti lo sgombero era in atto la "guerra dei lucchetti", più volte sostituiti, addirittura mentre alcuni di noi erano all'interno della struttura, dicasi SEQUESTRO DI PERSONA. Oltre alle modalità è sconcertante la velocità dell'intervento, soli sei giorni, mentre per gli sversamenti di rifiuti tossici ci sono voluti 15 anni, senza contare il fatto che sono stati singoli cittadini ad esporsi per denunciarle.
NON CI FACCIAMO INTIMIDIRE E CONTINUEREMO COMUNQUE A PRESIDIARE IN MANIERA ITINERANTE LE AREE INTERESSATE DA QUESTA INUTILE GIGANTESCA OPERA, che non va vista sola, ma come parte del progetto di tangenzialissima esternissima di milano, iniseme alla RHO-MONZA, la BRE.BE.MI.(Brescia-Bergamo-Milano), la TEM (Tangenziale Esterna Est Milano), la TOEM (Tangenziale Ovest Esterna Milano) e la superstrada Boffalora-Ticino. Si tratta degli avamaposti per il progetto della CITTA' INFINITA, ovvero la metropoli di oltre 6 milioni di abitanti che sognano e propagandano FORMINCHIONI e i suoi seguaci, tra i quali non mancano gli arresti come quello degli scorsi giorni del suo vice.
L'avviso di garanzia riguarda proprio la BREBEMI, nello specifico il ponte di Cassano sull'Adda, costruito sopra e con i rifiuti tossici. Si tratta della parte più importante del tracciato, proprio come Desio è il centro geometrico e nevralgico della Pedemontana con i suoi due svincoli rispettivamente con la milano-meda e con la milano-lecco, con il mega autogrill in mezzo ed il centro logistico e manutenzione di tutta la grande opera  viaria che dovrebbe sorgere proprio nei pressi della discarica abusiva e tossica di via Molinara (35 campi da S. Siro per 15 metri di profondità di Cromo esavalente, Cadmio, metalli pesanti, amianto, rifiuti radioattivi, liquami industriali,...).
Senza contare che per la costruzione dell'autostrada si vorrebbe scavare nei terreni contaminati dalla dalla diossina di Seveso, che per l'omonima direttiva europea (che ha fatto giursprudenza in 27 stati, proprio a partire dalla tragedia dell'Icmesa del '76). La portata del disastro che sta per arrivarci addosso è dello stesso calibro della Val Susa o del Parco del Vesuvio e la risposta popolare non può essere solo quella dei comitati che propongono migliorie ai singoli svincoli, interramenti piuttosto che ridimensionamenti, compensazioni ambientali e green way. Il percoso dei ricorsi al TAR, alla Corte dei Conti e le battaglie nelle sedi istituzionali sono il minimo sindacale.
Queste pratiche burocratiche, non bastano a scongiurare la devastazione totale, finale, definitiva di un territorio che già ha le densità costruite ed abitative più alte d'europa, bensì potranno solo rallentarne l'iter e dare qualche contentino alla popolazione. Se si vuole incidere in maniera sostanziale però le vie da peseguire sono quelle dell'autorganizzazione, dei presidi nei terreni espropriati, del blocco delle betoniere e delle ruspe che presto inizieranno le cantierizzazioni e delle manifestazioni di dissenso presso le sedi istituzionali coinvolte. Oltre vent'anni di tavoli di contrattazione non hanno portato a nulla se non un grande dispiego di energie per i comitati.
E' giunto il momento di scegliere se sostenere un modello di sviluppo che fonda i pilastri nella distruzione, nella contaminazione e nella corruzione, oppure ottenere in maniera accorata la moratoria totale di ogni costruzione, di ogni edificazione; lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO ed all'utilizzo dei materiali cementizi dato che oggi esistono le alternative tecnologiche meno costose, non monopolizzabili, più sicure e soprattutto che permettono il risparmio e l'autosufficienza energetica nell'abitare e nella mobilità. Scelte come questa incidono per i prossimi 30-40 anni, proprio come per la questione inceneritore, si tratta di scelleratezze che vanno fermate ORA O MAI PIU'.
Perciò, per tutti quelli che hanno già deciso da che parte della barricata stare, gli appuntamenti sono i seguenti:

MARTEDì 6 DICEMBRE h21:30 Piazza Woytila (davanti al comune di Desio) per l'assemblea con i comitati contro le grandi opere che era in programma al Presidio Permanente, ora sgomberato. Per conoscere le situazione nelle altre realtà e per riorganizzare la lotta e rilanciare le iniziative a livello locale.
p.s.= per chi viene da fuori con i mezzi pubblici concentramento alle 21 in stazione a Desio (tratta treno S11 Milano Porta Garibaldi - Chiasso)

GIOVEDì 8 DICEMBRE h 21 FESTA dell' Imma(tri)-COLATA Conce'NDRAzione, anche se non ci sarebbe nulla da festeggiare ci si trova per un appuntamento musicale e mangereggio, SARA' UNA FESTA DELLA MADONNA, non mancate!
L'iniziativa su un'area interessata dalla speculazione che, una volta decisa insieme, sarà comunicata in seguito attraverso risposta alla mail ppcontropedemontana@gmail.com o chiamando il giorno stesso dell'evento il 3333802578

SARA' DURA !!!

NO PED: adesbastaneh.blogspot.com



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CONFESSO: ANCH'IO SONO UN MANDANTE MORALE!

giovedì 1 dicembre 2011

Occupy Desio: Presidio Permanente contro pedemontana + incontro pubblico martedì 6/12 con comitati no grandi opere

Comunicato stampa:
http://adesbastaneh.blogspot.com/2011/11/occupy-desio-presidio-permanente-contro.html

La presenza al presidio è un po' scarsa, serve ricambio energie,
viveri, materiale di prima necessità per affrontare il freddo e tutto
quello che possiate pensare utile alla causa.
Non mancano inoltre le visite sgradite l'altro ieri quella di alcuni
PDeLlini e ieri quella dei carabinieri che hanno aperto il cancello,
che noi abbiamo richiuso con un lucchetto più grande. Oggi invece
siamo stati SEQUESTRATI dentro l'area, dato che all'alba sono stati
cambiati dall'esterno i lucchetti, nonostante fossimo all'interno
della struttura, mentre lo striscione del presidio è stato rubato. Ne
carabinieri, ne polizia, ne comune dicono di essere stati, rimane il
dubbio se sia stata la proprietà o qualche altro losco figuro
fascio-mafioso.

NON ABBIAMO PAURA, resisteremo ad ogni intimidazione!
Presto il programma delle iniziative del presidio per il mese di dicembre.

Per il primo incontro pubblico di martedì 6 dicembre ore 21,
ovviamente qui al presidio salvo stiamo contattando i diversi comitati
locali sia che si oppongono alla pedemontana, ma anche i comitati NO
EXPO, NO TEM (tangenziale est milano), NO TOEM (tangenziale ovest
esterna milano) e contro la nuova RHO-MONZA. Se viste insieme queste
grandi opere funzionali all'expo 2015 configurano i nuovi confini
metropolitane e gli avamposti per la città infinita. Solo unificando
le lotte attraverso un'unica piattaforma rivendicativa avremo qualche
possibilità di fermare l'AVANZARE DI QUESTA CITTA' METROPOLITANA.
SARA' DURA !!!

Per info: ppcontropedemontana@gmail.com

sabato 29 ottobre 2011

Desio, forno inceneritore: aula dice no al raddoppio

Desio, forno inceneritore:
Aula dice no al raddoppio

Raddoppio del forno inceneritore di via Agnesi, no del consiglio comunale

Desio - No al raddoppio del forno inceneritore di via Agnesi. Il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che esprime ufficialmente la posizione dell'amministrazione sul progetto della Bea, la società che gestisce l'impianto. A favore del documento la maggioranza di centrosinistra, la Lega Nord e la lista civica Desio 5 Stelle. Contrari Udc Pdl e Desio 2000. L'ordine del giorno impegna il sindaco ad "adoperarsi affinchè "nell'ambito del piano provinciale dei rifiuti, non sia previsto il raddoppio-potenziamento del forno inceneritore".

Altri impegni saranno l'aumento della raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti. "E' in linea col nostro programma" ha sottolineato il sindaco Corti. Rispetto al testo presentato dal centrosinistra, sono stati aggiunti e approvati due emendamenti. Uno, proposto da Paolo Di Carlo (5 Stelle): "il consiglio comunale impegna il sindaco ad adoperarsi per la realizzazione di impianti per massimizzare il recupero della materia e minimizzare l'impatto ambientale".

E l'altro, proposto dalla Lega Nord, attraverso il giovane consigliere Riccardo Mariani: "il consiglio comunale impegna il sindaco ad avviare una campagna di sensibilizzazione, con l'installazione di cestini per la raccolta differenziata in luoghi pubblici". Contrari all'ordine del giorno Pdl, Udc e Desio2000. "Il forno serve ancora" ha sottolineato Vincenzo Bella (Pdl). "Sottovalutate l'opportunità del teleriscaldamento" ha aggiunto Tiziano Garbo (Udc).
Paola Farina

giovedì 6 ottobre 2011

Programma quasi definitivo tour antinucleare 2011 - Oggi giov 6/10 Serata di presentazione @ Kronos via borsieri 12

GIOVEDì 6 OTTOBRE: Aperitivo di presentazione del tour antinucleare + Cena e serata benefit -
@ Spazio Kronos - via Borsieri, 12 - Milano Isola (MM2 Garibaldi - Tram 7, 31)


 Tour antinucleare ottobre-novembre 2011

 

Denunciamo l'intreccio tra nucleare civile e nucleare militare

Sconfiggiamo il "mostro" atomico in Italia e in Europa (una volta per tutte!)

Attuiamo la volontà referendaria contro il ricatto del debito e della crisi, da cui si esce solo con una economia sociale ed ecologica (basata sulle fonti rinnovabili)

Prepariamo il coordinamento europeo dei movimenti antinucleari, per l'ecologia, per la giustizia sociale, per la "democrazia" e l'autodeterminazione che, da indignati ed impegnati, rivendichiamo

INFO: antiesperto@gmail.com

rivoluzionescientifica.blogspot.com

Alfonso Navarra – 340-0878893 – alfonsonavarra@virgilio.it

Giacomo Sicurello – 334-8010452 – desiozone@gmail.com 


 Calendario appuntamenti ed iniziative (quasi definitivo)

 

Weekend n. 1

PIEMONTE

venerdi 7 ottobre Milano - Trino Vercellese

mattino: Conferenza stampa a Milano a margine del corteo di L.go Cairoli (concentramento ore 9:30)

Trino Vercellese (centrale nucleare in dismissione) - ore 17:30 volantinaggio e presidio ; ore 21 assemblea 

Riferimento: Fausto Cognasso


sabato 8 ottobre VAL SUSA

ore 18.00 – Arrivo a Giaglione Val di Susa

ore 20.00 – Assemblea alla baita Clarea


Domenica 9 ottobre Salluggia (vercelli)

Saluggia (centro di stoccaggio delle scorie)

Riferimento: Damiano

 

Weekend n.2

LAZIO

venerdi 14 ottobre: presidio alla Casaccia – Roma - centro ricerche nucleari ENEA e sito "pluto" (scorie)

                               sera: assemblea @ Lavanderia Occupata - Roma

sabato 15 ottobre:  Roma - corteo dell'indignazione europea

domenica 16 ottobre: montalto di castro – Viterbo - centrale atomica incompiuta


Weekend n. 3

EMILIA - LIGURIA

Venerdì 21 ottobre

Mattina: Caorso (centrale atomica in dismissione) [contatti: ass. Airone Rosso, Collettivo Autonomo]

Sabato 22 ottobre

La Spezia (porto militare e nucleare + Enel) @ spazio MAYDAY] – Biciclettata + Serata Benefit

Domenica 23 ottobre

Genova (Ansaldo) - La Tunisia al voto - incontro sul Mediterraneo denuclearizzato

 

Weekend n. 4

LOMBARDIA - VENETO

venerdi 28 ottobre: Ghedi (Brescia) - Base USA - assemblea cittadina

sabato 29 ottobre: Adria (Rovigo) - manifestazione contro la centrale a carbone di Porto Tolle

domenica 30 ottobre: Vicenza - presidio + dibattito alla Casa della Pace

 

Weekend n. 5

giovedì 3 e venerdi 4 novembre: Cannes (France) - G20 sulla crisi globale

sabato 5 novembre: Novara-Cameri - manifestazione contro la costruzione degli aerei da guerra F-35

Domenica 6 novembre  - Milano

h 15 corteo antinucleare - antimilitare

h 18 Milano riunione nazionale antinucleare (@ Kronos via Borsieri, 12)  – lancio proposta Carovana europea

h 21 Concerto benefit conclusivo dell'iniziativa

 

La seconda edizione della carovana antinucleare (la prima si è svolta nel settembre 2010) è una proposta che Kronos, Zerogas, Coordinamento Energia Felice, "Fermiamo il Fuoco atomico" lanciano ai movimenti di base, ai comitati ed alle realtà indipendenti dai partiti.

 

Durante le diverse tappe, oltre a visitare i suddetti luoghi con modalità concordate con i soggetti locali (cortei, presidi, fiaccolate, critical mass, concerti, eventi culturali, etc),  Alfonso Navarra presenterà il suo ultimo libro "La follia del nucleare – il referendum non chiude la partita", mentre i ragazzi dello staff di http://www.zerogas.it  illustreranno l'iniziativa di autosufficienza energetica dell'abitare e della mobilità.

Valuteremo la possibilità di concordare con altri la contemporaneità e la sinergia della "carovana 2" con altre iniziative antinucleari e antimilitariste in altre regioni del centro, del sud e delle isole (ad es: Sardegna)

L'obiettivo, oltre a quello di riportare l'attenzione sul tema del rapporto tre energia e militarismo e quindi di non lasciarsi cullare dallo straordinario risultato dei referendum dello scorso giugno, è quello di lanciare, insieme a chi si unirà a questa avventura una carovana europea:  è a livello europeo che occorre ancora lottare per ottenere risultati realmente significativi e definitivi.

 

Il libro di Alfonso Navarra

 

"LA FOLLIA DEL NUCLEARE - DIALOGHI CON GRETA" è un dialogo formato da 10 conversazioni nell'ambito di un nucleo familiare. La famiglia in questione è formata da papà Arturo, giornalista, Mamma Adele, professoressa di fisica, e Greta, la figlia 18enne, che si fidanza con Bruno, studente di ingegneria nucleare al Politecnico di Milano.

Le conversazioni tra questi personaggi immaginari, prendendo spunto dalle peripezie reali del nonviolento Turi Vaccaro, illustrano il tema dell'energia nucleare soprattutto nell'aspetto poco considerato, e secondo l'autore illuminante (e determinante), dei rapporti tra atomo "civile" ed atomo bellico.

Il libro porta avanti, anche con l'ampio materiale introduttivo, una denuncia che va ben oltre la scadenza referendaria del 12 e 13 giugno 2011. L'impegno che propone attiene a una strategia nonviolenta che dura continuativamente nel tempo, ritenendo che la partita antinucleare sia ancora tutta da giocare, specialmente a livello europeo.

Alfonso Navarra, scrittore e direttore della rivista Difesa-ambiente, coportavoce con Mario Agostinelli del Coordinamento Energia Felice (www.energiafelice.it), autore di vari libri per la tutela dei diritti dei consumatori, si autodefinisce, provocatoriamente, "antigiornalista" ed "antiesperto".

All'interno del lavoro collettivo dei movimenti ecopacifisti, Navarra, "storico" obiettore di coscienza, da segretario della Lega per il disarmo unilaterale, promuove l'obiezione alle spese militari e nucleari (www.osmdpn.it).




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CONFESSO: ANCH'IO SONO UN MANDANTE MORALE!

venerdì 30 settembre 2011

Sulla giornata internazionale dell'indignazione del 15 ottobre

Verso il 15 ottobre."Solleviamoci!?"

di  Federico Rucco

 

Discussione animata e difficile sul percorso del corteo del 15 ottobre. Ma alla fine si è trovata la "quadra". Persistono divergenze sul segnale politico che deve mandare la manifestazione italiana. Il 15 ottobre sarà una giornata di mobilitazione internazionale contro la crisi e il massacro sociale scatenato dalle istituzioni finanziarie europee e dal governo unico delle banche.

L'ennesima riunione preparatoria per la giornata europea di mobilitazione del 15 ottobre, ha visto le molte componenti del coordinamento nato ad hoc, cercare in tutti in modi di trovare "la quadra". Un risultato che dopo l'ultima riunione e all'inizio di quella di ieri non appariva affatto scontato.

La discussione – ad un osservatore esterno – poteva sembrare meramente "tecnica" cioè il percorso del corteo, lo striscione di apertura, la conclusione. In realtà indicava e indica divaricazioni politiche sul segnale che la manifestazione nazionale del 15 ottobre deve mandare sia a chi scenderà in piazza sia ai responsabili del massacro sociale che in tutta Europa ed anche Italia si sta abbattendo su lavoratori, giovani, pensionati,migranti.

La discussione dei due gruppi di lavoro (manifestazione, comunicazione) è iniziata dopo le 11.00 ed è riuscita a concludersi solo a ridosso dell'inizio della riunione plenaria dopo un lungo botta e riposta e numerosi interventi che hanno talvolta allontanato la possibilità di giungere ad un appuntamento unitario e condiviso. Lo spettro di due manifestazioni si è affacciato neanche troppo velatamente in alcuni interventi. Il rappresentante dell'Usb è andato alla carica senza troppi preamboli mettendo in discussione che il corteo dovesse accuratamente evitare di transitare per il centro della capitale e si dirigesse verso piazza San Giovanni secondo i canoni della manifestazioni di massa ma un po' liturgiche. La proposta avanzata dall'Usb era che si concludesse invece nella centrale piazza del Popolo a ridosso dei palazzi del potere e annunciasse pubblicamente che la manifestazione non si concludeva la sera del 15 ottobre con un tradizionale comizio. "A New York manifestano sotto la Borsa di Wall Street mica a Central Park, in Grecia stanno in piazza Syntagma davanti al Parlamento" ha specificato. Insomma una manifestazione di lotta e non di rappresentazione che trova il suo punto di forza solo nel numero dei partecipanti.

Di avviso contrario alla proposta dell'Usb altre componenti del coordinamento (Action,Uniti contro la crisi, Cobas, Arci, Fiom, Uds) e consenso invece da parte di altre componenti come le reti dello Sciopero Precario, la rete Roma Bene Comune, Atenei in rivolta, la Rete dei Comunisti, che hanno insistito molto sul fatto che il passaggio del centro "politico ed economico" della capitale funzioni anche come avviso di garanzia – in qualche modo anche minaccioso – verso le misure antipopolari decise dal governo e dalle istituzioni europee, un nemico che alcuni definiscono ormai come il "governo unico delle banche" (con chiare allusioni al governo che sostituirà quello Berlusconi per fare una identica politica antipopolare). La discussione si è incastrata e contrapposta per parecchio tempo ed è sembrato a un certo punto che la rottura fosse inevitabile. Un paio di interventi hanno infine cercato di raccogliere tutte le osservazioni in campo e indicato la quadra possibile: il percorso del corteo verrà allungato e chiederà di transitare per il centro prima di arrivare a Piazza San Giovanni, arrivare ma non concludersi. Un concetto questo che è stato ribadito da diversi interventi preoccupati che la manifestazione del 15 ottobre si riduca ad una tradizionale manifestazione di massa ma privata di ogni conflittualita contro il massacro sociale approntato dai poteri forti in Europa e in Italia.

Anche sullo striscione di apertura la discussione non è stata semplicissima. Il momento francamente più paradossale è stato quando si è inceppata sulla condivisione dello slogan ormai europeo lanciato dai movimenti greci "People of Europe rise up!" ma non sulla sua traduzione in italiano che significa testualmente "Popoli europei solleviamoci!". L'idea della sollevazione è apparsa forse un pò troppo inquietante che si volevano sostituire con un più rassicurante "Cambiare l'Italia, cambiare l'Europa", uno slogan che obiettivamente sarebbe metabolizzabile anche da Bersani e Bonanni.

La discussione si è conclusa con l'approvazione dello striscione d'apertura coerente in inglese e in italiano con l'indicazione apparsa sul Partenone "People of Europe rise up! Popoli europei solleviamoci!". La testa del corteo sarà unitaria e rappresentativa di tutte le componenti del coodinamento con l'esplicito invito a tenere alla larga bandiere di partito e organizzazione o I leader televisiviche ammucchiano di loro le telecamere e riducono il corteo ad uno sfondo anonimo nei contenuti.

Più difficile è stato trovare "la quadra" sulla gestione dell'arrivo della manifestazione in piazza San Giovanni che in molti non intendono vivere come conclusione del corteo e della mobilitazione del 15 ottobre. Molte le proposte sul tappeto (il coordinatore della discussione ne ha elencate almeno dieci diverse tra loro), ragione per cui il coordinamento si è riconvocato per discueterne martedi prossimo. Nel frattempo una delegazione andrà in Questura per discutere il percorso del corteo avendo ricevuto un mandato esplicito sulle opzioni da indicare. Il percorso di avvicinamento al 15 ottobre è ormai avviato. C'è da augurarsi e da lavorare affinchè proceda come auspicato da tutti gli interventi. L'aspettativa è indubbiamente in crescita e il governo unico delle banche dovrà cominciare a tenerne conto.

martedì 27 settembre 2011

29 OTTOBRE : GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO IL CARBONE

CONTRO L'USO DEL CARBONE, PER UN LAVORO DEGNO, PER CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI E TUTELARE LA SALUTE DANDO SPERANZA AL NOSTRO FUTURO

 

 

APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE AD ADRIA (ROVIGO) E PRESIDI DAVANTI ALLE CENTRALI A CARBONE

 

La scelta di incrementare l'uso del carbone per la produzione di energia elettrica è una scelta nociva e sbagliata, soprattutto oggi che i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per il futuro del Pianeta e le fonti rinnovabili, insieme all'efficienza energetica, rappresentano l'alternativa efficace e praticabile. La combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta, infatti, la più grande fonte "umana" di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. A parole tutti sono per la lotta ai cambiamenti climatici, ma in Italia si fanno scelte in senso contrario, nonostante l'Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 20% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990.

 

Il carbone è anche una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiali (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio, per esempio), che coinvolgono un'area molto più vasta di quella intorno alla centrale. L'Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide, per non parlare dei danni alla salute derivanti dalle polveri sottili.

 

La consapevolezza del legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana, con inevitabili costi per la collettività, dovrebbe ormai costituire una consapevolezza comune. Ciò nonostante, e per mere convenienze proprie legate all'attuale prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali esistenti.

 

Con i recenti referendum oltre 26 milioni di italiani hanno rivendicato il diritto a decidere del proprio futuro, un futuro in cui i cambiamenti climatici non raggiungano livelli distruttivi per l'ambiente, il benessere e la stessa specie umana, un futuro di vera sicurezza energetica, un futuro di vera e stabile occupazione. In contrasto con questa ampia richiesta popolare Governo, Enel e altri lanciano invece un "piano carbone" che, oltre a Porto Tolle, riguarda Vado Ligure, La Spezia, Saline Ioniche e Rossano Calabro, con un livello di investimenti, pubblici e privati, dell'ordine di 10 miliardi di euro. Con buona pace del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili. Rivendichiamo il diritto a essere coinvolti in scelte chiare, fondate su strategie e piani condivisi e non dettati dalle lobby energetiche, ma dall'interesse di tutti e dal bene comune.

 

 

Proponiamo il territorio polesano come laboratorio nazionale per cominciare ad immaginare ed attuare l'alternativa energetica, per uscire dalle fonti fossili.

 

Cominciamo questo percorso con una giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone il 29 ottobre, e con una manifestazione nazionale nel Polesine.

 

A Porto Tolle, l'ENEL vuole – anche con modifiche alle leggi e alle normali procedure, operate da una politica compiacente – convertire una centrale a olio combustibile in una centrale a carbone della potenza di 2000 MW, nel mezzo del parco del Delta del Po. Questa centrale a carbone emetterebbe in un solo anno 10 milioni di tonnellate di CO2 (4 volte le emissioni di Milano), 2800 tonnellate di ossidi di azoto (come 3.5 milioni di auto), 3700 tonnellate di ossidi di zolfo (più di tutti i veicoli in Italia), richiedendo lo smaltimento di milioni di tonnellate di gessi e altre sostanze.

 

La centrale a carbone di Porto Tolle non ha alcun senso.

La riconversione avverrebbe al di fuori e contro di ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (strategia che ancora oggi non c'è) e persino di ogni logica energetica, dal momento che l'Italia ha una potenza istallata quasi doppia rispetto al picco della domanda, al punto che i produttori di energia elettrica lamentano che gli impianti vengono oggi usati per un terzo della loro potenzialità.

Non solo: oggi le maggiori prospettive di nuovi posti di lavoro, nel mondo e in Italia, sono nei settori delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, con numeri che in alcuni Paesi ormai superano l'industria tradizionale; al contrario, la centrale a carbone porrebbe a rischio l'occupazione già esistente, e quella futura, nell'agricoltura, nel turismo e nella pesca.

 

La riconversione a carbone avverrebbe con una tecnologia di combustione che, pur spinta ai suoi migliori livelli, resta sempre assai più inquinante di quella basata sul gas naturale, e dannosa per la salute; nel caso di Porto Tolle, i dati di rilevazione e le epidemiologie mostrano che l'inquinamento e i danni sanitari si estenderebbero per buona parte della Pianura Padana.

 

Il ricatto occupazionale di ENEL, dunque, va rifiutato da tutti con dignità e fermezza, perché oggi più che ieri il futuro è nell'economia sostenibile per l'ambiente e la salute, tanto più che, sul piano occupazionale, la bonifica dell'area ed una sua riconversione verso impianti e produzioni nel settore delle energie rinnovabili pulite darebbero lavoro stabile e sicuro ad un maggior numero di persone.

 

Con la giornata del 29 ottobre ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, nel Polesine e ovunque in Italia vi siano centrali a carbone o progetti di costruzione di nuove centrali o di ampliamento di quelle esistenti, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute, cominciando invece a costruire un lavoro dignitoso, una società basata sull'interesse comune e non sugli interessi di poche lobbies, sulla possibilità di un futuro per tutte e tutti.

 

Promotori:

AltroVe,rete comitati e associazioni per un altro Veneto; ARCI; Associazione altramente scuola per tutti; A sud; Circolo culturale "AmbienteScienze" di Cremona;Comitato Energiafelice; Comitato SI alle rinnovabile, NO al nucleare; Coordinamento Veneto Contro il Carbone; Ecologisti democratici; Fare Verde; Federconsumatori; Forum Ambientalista; Greenpeace; Kyoto Club; Italia Nostra; ISDE - Medici per l'Ambiente; Legambiente; LIPU; Movimento Difesa del Cittadino; Movimento Ecologista; Otherearth; Rete della Conoscenza (Uds - Link); Rigas; WWF; Ya Basta.

 

Adesioni:

Federazione nazionale dei Verdi; PRC-FDS Nazionale; SEL Nazionale

 

Adesioni individuali:

Anna Donati; Virginio Bettini; Ilaria Boniburini; Edoardo Salzano….

 

Adesioni locali……

 

Pedemontana, in Commissione a Desio tutte le preoccupazioni dei cittadini

Pedemontana, in Commissione a Desio tutte le preoccupazioni dei cittadini    
Scritto da Mirko Dado   
Martedì 27 Settembre 2011 www.mbnews.it

pedemontanaPiù si avvicinano le ruspe, più la Pedemontana tormenta i sonni di tanti desiani. Non è un caso se nell'ultima Commissione comunale Infrastrutture (di solito sono riunioni chiuse con i pochi intimi consiglieri) si siano presentati oltre 50 cittadini. Solo una piccola rappresentanza di coloro che sono preoccupati per l'enorme impatto che l'autostrada avrà in città, dove passerà non solo il tracciato ma anche il maxi svincolo con la Valassina e l'area di servizio. Che ne sarà di noi? La domanda di tanti cittadini della zona di San Giorgio, che temono un'invasione di cemento, smog e traffico.

Obiettivo dell'Amministrazione Comunale – adesso che si sta per aprire il lavoro sulla progettazione definitiva dell'opera - è prevenire i problemi alla viabilità generale in città e ai residenti nelle zone di Desio maggiormente interessate. Le proposte del Comune sono state inserite in un 'Addendum' al progetto definitivo.

METROTRAMVIA-Q81-0006-01-LAYOUT1-inquadramento-regione-lombardiaCosa prevedono? Nel quadrante sud-est, l' allontanamento della rampa di Pedemontana dall'urbanizzato, un intervento di mitigazione ambientale (duna con piantumazione), la separazione del flusso delle auto da quello ciclo-pedonale. Poi,  l'esecuzione di uno studio di traffico sovracomunale per consentire adeguate valutazioni volte a prevenire o affrontare per tempo problemi di mobilità collegati alla cantierizzazione e alla messa in esercizio di Pedemontana.

Riguardo a questo secondo punto, l'Assessore all'Urbanistica e Mobilità ha riferito alla Commissione che, in un incontro del 14 settembre a Lissone i comuni interessati hanno dato vita a un coordinamento tecnico, concordando le modalità di messa a punto del piano di rilevazione del traffico (definizione delle sezioni e dei nodi da analizzare, questionario da sottoporre durante la rilevazione).
"Lo studio – spiega il Comune - rilevando gli spostamenti delle persone sul territorio e il mezzo da loro utilizzato, servirà a costruire un modello per simulare il traffico in Desio durante gli anni di cantierizzazione e sarà anche utile a valutare qual è la domanda potenziale aggiuntiva di trasporto pubblico locale in città". Intanto, proseguono gli espropri dei terreni su cui passerà il "mostro" autostradale.

Foto: l'immagine a sinistra è stata gentilemente concessa dall'ufficio stampa comune di Desio


Questo sì che ci mancava..

Cicciolina si candida a sindaco

«Un casinò in Villa reale a Monza»

Monza - Cicciolina si candida a sindaco di Monza (TMNews photo) (Foto by SICKI)

Monza - Alle soglie dei 60 anni e del discusso percepimento di un vitalizio da 3 mila euro al mese per l'unica legislatura trascorsa in Parlamento, l'ex pornostar Cicciolina annuncia il suo futuro in politica al settimanale 'Oggi', da domani in edicola (anche su www.oggi.it). "Intendiamo fondare - afferma nell'intervista, una sintesi della quale è stata diffusa dall'ufficio stampa del periodico - un partito di tipo ottimista-futurista. Basta con i partiti del magna-magna, i voti pilotati, gli appalti e le corruzioni. Pensiamo a un partito degli onesti: antimilitarista e per i diritti dei deboli. Andrei fra la gente, come al tempo dei Radicali, ad ascoltare i problemi". Cicciolina rilancia anche quello che definisce "il mio antico progetto di diventare sindaco di Monza. Farei diventare Monza una città eccitante! Ne ha tutte le potenzialità. Per esempio, se si trasformasse la Villa Reale in un lussuoso Casinò arriverebbero soldi a palate per il comune". E promette: "Si sentirà ancora parlare di Cicciolina in politica".


lunedì 26 settembre 2011

I figli di tremonti e pedemontana


L'azienda pubblica paga l'affitto
ai figli del ministro Tremonti

L'affare con l'Autostrada Pedemontana, di proprietà della Milano-Serravalle dello scandalo che ha coinvolto Filippo Penati: la società ha preso in locazione gli uffici al centro di Milano di proprietà degli eredi di mister Economia

Azioni? Obbligazioni? Titoli di Stato? Macché, quando si tratta di investire il gruzzolo di casa, la famiglia Tremonti gira alla larga dai mercati finanziari e va sul sicuro. Anzi, sul mattone. Lo rivelano i bilanci delle società controllate dal ministro dell'Economia e dai suoi parenti stretti, moglie e figli. C'è l'Immobiliare Crocefisso srl, che due anni fa, come Il Fatto Quotidiano ha già raccontato, si è comprata un intero palazzo d'epoca (tre piani) nella centralissima via Clerici a Milano. Quest'ultimo acquisto è andato ad aggiungersi agli uffici di via Crocefisso, pure questi nel centro di Milano, dove ha sede lo studio tributario fondato da Tremonti e ora affidato ai suoi storici collaboratori Enrico Vitali, Dario Romagnoli e Lorenzo Piccardi.

La vera sorpresa arriva però da un'altra società. Si chiama Nitrum e risulta intestata ai due figli del ministro, Luisa, 33 anni, e Giovanni, 26. Anche Nitrum, come vuole la tradizione di famiglia, ha puntato sul mattone. Tra l'altro possiede un intero piano di uno dei palazzi più alti di Milano, un grattacielo costruito negli anni Cinquanta in piazza Repubblica a Milano, vicino alla stazione Centrale. Ebbene, chi ha preso in affitto i locali degli eredi di Tremonti? Le carte ufficiali consultate dal Fatto rivelano che in quelle stanze si è insediata un'azienda pubblica, l'Autostrada Pedemontana lombarda. Proprio lì, al sesto piano del grattacielo milanese, si trovano gli uffici della società che sta realizzando una delle opere più costose e discusse degli ultimi anni. Una nuova autostrada che tagliando il varesotto e poi la Brianza dovrebbe diventare una nuova arteria di collegamento veloce tra il nordovest della Lombardia e Bergamo. Nel 2007 i vertici della Pedemontana, all'epoca presieduta da Fabio Terragni, hanno deciso di cambiare sede. E la scelta per i nuovi uffici, 650 metri quadrati in tutto, è caduta proprio sull'immobile di proprietà della famiglia Tremonti.

Risultato: i figli del ministro dell'Economia, tramite la società Nitrum, incassano l'affitto, che ammonta ad alcune centinaia di migliaia di euro l'anno, da una società a controllo pubblico. L'ufficio stampa della Pedemontana, contattato dal Fatto Quotidiano, ha ritenuto di non commentare né di rispondere alla richiesta di dettagli. Sta di fatto che da principio quel sesto piano era di proprietà di un istituto di credito, la Banca Carige. Nel 2001 arriva la Nitrum che all'inizio si accontenta di un leasing del valore complessivo di 3,8 milioni di euro. Nel 2009, alla scadenza del contratto, l'immobile è stato riscattato dalla società dei figli di Tremonti. Nel frattempo, a metà del 2007, gli uffici sono stati presi in affitto dalla Pedemontana, che nel suo bilancio ha spiegato il trasloco con l'esigenza di avvicinarsi alle "sedi delle istituzioni". In effetti, non lontano da piazza della Repubblica si trova anche la sede della Regione Lombardia.

La quota di maggioranza della società Autostrada Pedemontana è di proprietà della Milano Serravalle, proprio la società tornata alla ribalta in questi mesi per lo scandalo che ha travolto Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano, fino a pochi mesi una dei più importanti esponenti del Pd al Nord. La Serravalle, a sua volta, ha come soci principali Provincia e Comune di Milano. Azionisti a parte, la Pedemontana è però legata a filo doppio al mondo politico. I finanziamenti pubblici per la nuova autostrada lombarda arrivano grazie al Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica di cui Tremonti, come ministro dell'Economia, è vicepresidente. Ma oltre a questa relazione istituzionale c'è, come abbiamo visto, anche una connection familiare: la Pedemontana paga l'affitto ai figli del ministro, Luisa e Giovanni. Gli eredi di Tremonti hanno comprato la Nitrum, che già possedeva un importante patrimonio immobiliare, a metà del 2006. Un affare tutto in famiglia. A vendere è stata la signora Tremonti, cioè la mamma degli acquirenti. Che se la sono cavata con poco: 37 mila euro.

da Il Fatto Quotidiano del 24 settembre 2011


domenica 18 settembre 2011

TALPE NEL PALAZZO

Talpe nel palazzo

 

di Paolo Biondai,

L'Espresso - 16 settembre 2011

 

Talpe nel palazzo

 

La maxi-inchiesta sulla 'ndrangheta lombarda è ancora segretissima, quando una squadra di carabinieri dell'antimafia riesce a nascondere una telecamera di fronte alla villa di un capoclan. 

 

 

I pm milanesi vogliono scoprire (e poter documentare) chi incontra. La missione è difficile: l'inquisito per mafia, ufficialmente imprenditore, è molto guardingo, si circonda di collaboratori- sentinelle e abita in una via di Giussano, nella popolosissima Brianza, dove è difficile passare inosservati. 

Per giorni i militari si fingono operai al lavoro per strada e finalmente piazzano la telecamera in cima a un lampione. 

Il 20 gennaio 2009 le immagini cominciano ad essere registrate nella vicina stazione dell'Arma di Seregno. Ma appena sei giorni dopo, l'inchiesta è bruciata. Un complice avverte il mafioso di aver ricevuto «un'ambasciata dallo sbirro». Una soffiata precisissima: la descrizione esatta dell'inquadratura che arriva sul monitor dei militari. 

Un'immagine che può essere vista solo dall'interno della caserma. Da un traditore dello Stato. E dei tanti carabinieri onesti che rischiano la vita per poco più di mille euro al mese. Un anno e mezzo dopo, nel luglio 2010, quando scatta la storica retata con trecento arresti tra Milano e la Calabria, anche i presunti mafiosi brianzoli finiscono in manette, incastrati da altre microspie. 

Ma la talpa in divisa resta tuttora senza nome. Insieme a troppi altri uomini dello Stato passati al servizio dell'Antistato. Al Sud come nell'insospettato Nord. "L'Espresso" nello scorso numero ha raccontato come l'emissario della cosiddetta P3 si è presentato dal procuratore aggiunto di Milano, Nicola Cerrato, cercando di carpire informazioni sull'inchiesta contro la 'ndrangheta: Pasqualino Lombardi voleva sapere se fossero indagati cinque politici del Pdl lombardo e domandò (invano) di incontrare il pm Ilda Boccassini. 

L'emissario disse che lo mandava il governatore Roberto Formigoni, con cui aveva rapporti diretti. Dei cinque, il più vicino ai boss era l'allora assessore regionale Massimo Ponzoni (l'unico indagato, ma per altre corruzioni), però anche gli altri quattro erano citati nelle intercettazioni antimafia. 

Come faceva Lombardi a sapere così esattamente quali politici comparivano in atti giudiziari ancora top secret? Giudici come Giovanni Falcone hanno insegnato che la criminalità esiste in tutti i Paesi ed è contro lo Stato, ma in Italia la mafia è dentro lo Stato. Ora l'emergenza riguarda la 'ndrangheta, che è diventata l'organizzazione più ricca e potente. Esaminando solo le indagini più recenti sulle cosche in Lombardia, "l'Espresso" ha contato almeno 18 talpe: pubblici ufficiali che hanno svelato i segreti delle inchieste, ma sono rimasti in gran parte «non identificati», come denunciano i giudici sottolineando la «gravità », «pericolosità» ed «evidenza» dei loro tradimenti. Tra i tanti, c'è perfino un «militare in servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Milano», ossia negli uffici della procura. Una talpa mai smascherata, ma attiva almeno fino al 2009, visto che a fine anno un mafioso del clan di Milano-Pioltello allertava i complici dicendo di aver «visto insieme a quello della Dda tutte le carte con i nostri nomi» e «le microspie in macchina». La certezza che la 'ndrangheta è riuscita a infiltrarsi perfino nella loro inchiesta, i pm milanesi la ricavano quando sentono gli stessi affiliati parlare di una seconda talpa, che a differenza della prima ha un nome: «Michele, il carabiniere di Rho che ci passava informazioni sulle intercettazioni in cambio della mancia». 

A Rho, il comune dell'Expo 2015, l'inchiesta travolge quattro carabinieri accusati di corruzione. L'appuntato Michele, al secolo Berlingieri, viene arrestato addirittura per concorso esterno in associazione mafiosa. A incastrarlo è il video di un omicidio. Il 25 gennaio 2010 il figlio di un boss calabrese ammazza a colpi di pistola un giovane albanese in un bar. L'appuntato Michele, ignaro che i colleghi di Monza lo stanno filmando, entra nel locale, raccoglie i bossoli e li risistema per truccare la scena del delitto. Quando il killer passa la pistola a un complice, lo lascia uscire indisturbato. Poi stringe la mano al padre dell'assassino. 

Commento dei mafiosi: «Michele lo sbirro si è comportato benissimo». Dalle stesse indagini saltano fuori storie di blitz antidroga organizzati tra Milano e Varese per togliere di mezzo gli spacciatori concorrenti della 'ndrangheta. Ignoti funzionari dell'Anas che, quando la procura deve farsi autorizzare una videoripresa sulla statale, avvisano in diretta un boss, che annulla un summit con decine di mafiosi. Cittadini derubati di auto o furgoni che, seguendo il loro Gps, guidano una pattuglia da uno sfasciacarrozze, che non viene controllato, ma salvato. E quando i carabinieri onesti arrestano tutti, si scopre che proprio lì c'era «un arsenale di armi da guerra della 'ndrangheta». Nelle ordinanze del 2011 spunta perfino "suor talpa". 

Paolo Martino, boss reggino con ricchi interessi e molti amici tra politica e discoteche a Milano (il più famoso è Lele Mora), prima dell'arresto si ritrova una microspia in macchina. Al che si rivolge alla sorella, che è religiosa delle Paoline nonché vicedirettore sanitario dell'ospedale cattolico di Albano Laziale. «Informati dalla tua consorella », le dice furbescamente. Tre settimane dopo, la suora gli spiattella che c'è un pentito: «Ho sentito quella persona lì, mi ha detto di stare attenta... quel personaggio sta a cantà». Un aiuto alla mafia arriva pure dalle polizie municipali tanto amate dalla Lega: a Lurago d'Erba il comandante locale controlla le targhe delle auto dell'antimafia e avverte i boss (si spera ignorandone lo spessore criminale) riuniti nel loro maneggio. Intanto il direttore sanitario del carcere di Monza chiede voti e favori a un mafioso appena scarcerato (e poi ammazzato). 

Mentre un maresciallo «non identificato» avverte un padrino di Pioltello, in teoria ai domiciliari, di «non girare sulla sua Bmw», dove in effetti i carabinieri hanno piazzato una cimice. E non manca «un sottufficiale in servizio alla procura di Monza » che non denuncia due ricettatori, pur sentendosi dire che «nascondono armi» poi finite alla 'ndrangheta. Nei rapporti con le talpe, i mafiosi sembrano seguire un codice. 

Ogni boss protegge l'identità dei propri informatori: un tesoro da nascondere anche ai complici. Proprio le indagini di Milano e Reggio dimostrano però che la 'ndrangheta è un'organizzazione «unitaria e verticistica». Per cui la singola talpa rischia di favorire tutte la 'ndrine. E di manipolare anche le indagini più serie, come ha denunciato il procuratore Giuseppe Pignatone alla commissione Antimafia: il boss informato in anticipo ha il potere di decidere quali amici salvare e quali nemici far arrestare. Ora la scoperta di una rete di talpe così ramificata perfino a Milano rafforza i sospetti che la 'ndrangheta continui a beneficiare di un livello ancora segreto di complicità clamorose e inconfessabili. 

«La vicenda più inquietante», secondo i giudici antimafia, almeno per ora è l'arresto di Giovanni Zumbo, ex custode giudiziario di immobili e società sequestrate alla mafia calabrese, nonché collaboratore del Sismi dal 2004 al 2006, quando il servizio segreto militare era in mano al generale Nicolò Pollari e al suo uomo forte Marco Mancini. 

Nel marzo 2010 l'allora insospettabile Zumbo, accompagnato da un mafioso, Giovanni Ficara, viene intercettato mentre racconta a un superlatitante, Giuseppe Pelle, tutti i particolari della maxi-inchiesta ancora top secret di Milano e Reggio. Non lo fa «per soldi», ma perché, come spiega lui stesso ai boss, «ho fatto parte e faccio tuttora parte di un sistema molto vasto», formato da uomini dello Stato che in realtà sono «i peggiori criminali»: «Hanno fatto cose che solo a sentirle, a me viene freddo». 

Dopo l'arresto per mafia, Zumbo è stato rinviato a giudizio, con il boss Ficara e due complici, anche per le armi e l'esplosivo fatti ritrovare a Reggio nel gennaio 2010, nel giorno della visita del presidente della Repubblica. Un depistaggio spettacolare, inscenato per accreditarsi come confidente con i magistrati della nuova guardia. 

E rubare altre soffiate. Ordinandone la cattura, i giudici avvertono che Zumbo si era messo a disposizione dei mafiosi «perché incaricato da qualcuno, interessato a entrare in rapporto con i boss a costo di vanificare le più importanti indagini dei carabinieri contro la 'ndrangheta». 

Qualcuno «alla cui volontà non poteva sottrarsi». Il procuratore Pignatone lo ha definito «il puparo». 

Il suo nome resta un mistero: le indagini documentano solo che i due boss dei clan Pelle e Ficara- Latella «convocarono» la loro talpa, dopo aver avuto una prima soffiata da un agente segreto, ex militare, in contatto con altri tre 007, con un passato nel Ros. 

Dopo un anno di carcere duro, Zumbo ha parlato una sola volta con i magistrati, ripetendo lo sfogo che aveva confidato a un ufficiale dei carabinieri fin dal giorno dell'arresto: «I servizi mi avevano lasciato in pace per un po', ma all'inizio del 2010 sono tornati a inquietarmi per collaborare. Se mi pento io, succede un terremoto». «Dal boss Pelle, io sono stato mandato », aveva aggiunto Zumbo, che si rifiuta però di fare il nome del suo «puparo» in divisa. 

Tra Milano e Reggio non si escludono sorprese esplosive sui complici eccellenti della 'ndrangheta.

giovedì 28 luglio 2011

Terremoto in Provincia: indagato per corruzione il vicepresidente

Terremoto in Provincia: indagato
per corruzione il vicepresidente

 

Il vicepresidente della Provincia Antonino Brambilla

Monza - Terremoto in consiglio provinciale. Il vicepresidente Antonino Brambilla, assessore all'Urbanistica, è indagato dalla procura di Monza per corruzione. Nella stessa inchiesta anche altri tre esponenti politici molto noti a Monza e in Brianza: il consigliere regionale Massimo Ponzoni, l'ex sindaco di Giussano Franco Riva e l'ex assessore provinciale Rosario Perri, dimessosi dall'incarico un anno fa sulla scia delle intercettazioni dell'operazione "Infinito" che ha sgominato le cosche della 'Ndrangheta nel nostro territorio. Nell'inchiesta, condotta dal sostituto procuratore della Repubblica cittadina Giordano Baggio, altri indagati, tra i quali due imprenditori brianzoli e due funzionari della Regione Lombardia.

Al centro delle indagini, secondo l'accusa, operazioni illecite attorno alle aree interessate dai piani regolatori di Giussano e Desio da parte di Brambilla, all'epoca dei fatti contestati assessore all'Urbanistica a Desio, Perri, funzionario dirigente dell'ufficio tecnico della stessa città, e dall'allora sindaco Riva in cambio di incarichi politici di prestigio grazie a Ponzoni (nelle sue funzioni di coordinatore regionale del Pdl). La notizia dell'inchiesta è emersa nelle ultime ore a seguito del decreto di proroga delle indagini, scattate ufficialmente il 27 dicembre scorso con l'iscrizione degli indagati sul registro delle comunicazioni di reato, emesso dal gip di Monza Maria Rosaria Correra.

«Ho saputo di essere indagato e per questo mi sono presentato spontaneamente dal pm», ha dichiarato Brambilla a "il Cittadino", promettendo di difendersi «documenti alla mano» dalle accuse di corruzione ipotizzate nei suoi confronti dal pm Baggio. «È un addebito infondato, inverosimile, sulla base di elementi inesistenti - dichiara l'avvocato Ivan Colciago, difensore di Brambilla -. Il mio assistito, che peraltro si è presentato davanti al pubblico ministero senza avere la cognizione degli elementi finora raccolti, ha risposto in modo esaustivo agli addebiti formulati». Nega le accuse anche l'ex sindaco di Giussano Franco Riva: «Come sindaco ho sempre cercato di assicurare all'amministrazione la massima trasparenza e pulizia morale».

Tutti i particolari e le reazioni nell'edizione de "il Cittadino" in edicola domattina.

Antonella Crippa
Federico Berni

sabato 23 luglio 2011

"munnezza" a desio, possibile. "5 stelle": sono rifiuti pericolosi

«Munnezza» a Desio, possibile
«5 Stelle»: sono rifiuti pericolosi

Il forno inceneritore di Desio (foto Radaelli) (Foto by FABRIZIO RADAELLI)

Desio - Disponibili a smaltire fino a 10 tonnellate al giorno di rifiuti. Praticamente, il carico di un camion. Nel pieno del dibattito sulla spazzatura di Napoli, arriva la "nota tecnica" di Alcide Copreni, presidente di Bea, la società che gestisce il forno inceneritore di via Agnesi. "Di fronte all'eventualità dell'arrivo di rifiuti campani - spiega Copreni - il nostro impianto sarebbe disponibile ad accogliere 10 tonnellate al giorno, a precise condizioni".

Lo ha anche scritto nero su bianco il direttore generale di Bea, Alberto Cambiaghi, rispondendo ad una richiesta della Regione Lombardia, che qualche giorno fa ha avviato una "ricognizione" tra tutti gli impianti lombardi, per sapere le disponibilità di ciascuno. "Fatto salvo l'adempimento di tutte le norme in materia ambientale (tipologia dei rifiuti che sia compatibile con le nostre autorizzazioni) e la predisposizione di parte dell'autorità competente di una specifica ordinanza, la società è disponibile al ritiro dei rifiuti".

E in allegato, la scheda tecnica specifica che la quantità per cui Bea dà la disponibilità è di 10 tonnellate al giorno. L'ipotesi resta comunque sulla carta, perché ogni decisione sarà presa in subordine al decreto rifiuti (per ora bloccato) , ad un eventuale accordo tra Stato e Regioni e dopo un'ordinanza specifica del prefetto, di fronte all'emergenza. Prima dell'accoglienza, insomma, ci sono tante tappe da affrontare. Il forno, comunque, sarebbe pronto ad accogliere i rifiuti in eccedenza.

Non vede nessuno scandalo il presidente Copreni. "Che differenza c'è tra i rifiuti di Napoli e altri rifiuti? La spazzatura non ha colore politico. Di fronte all'emergenza, scatta la solidarietà". Non la pensano così la Lega Nord che ha avviato una petizione raccogliendo 500 firme e il consigliere comunale di Desio 5 Stelle, Paolo Di Carlo: «Quei rifiuti sono pericolosi, contengono di tutto».
P.F.

venerdì 1 luglio 2011

Monza, la Provincia dice stop ad altri centri commerciali

Monza, la Provincia dice stop ad altri centri commerciali

da Il Giorno
articolo di
MARCO DOZIO

La concentrazione è fra le più alte d'Italia e ci sono nuove richieste. Allevi: «Il territorio non è una risorsa infinita»
 
— MONZA —
LE PAROLE sono nette, non c'è spazio per le interpretazioni. Basta alla «corsa selvaggia» ai nuovi centri commerciali in Brianza. Dario Allevi, presidente della Provincia, e Marco Mariani, sindaco di Monza, garantiscono che lo scriveranno nero su bianco nei rispettivi documenti urbanistici, senza ripensamenti.
Promettono, in sostanza, che l'assedio della grande distribuzione si fermerà qui. Anche perchè il territorio brianzolo è già abbondantemente saturo con i suoi 94 supermercati, i 6 grandi magazzini, i 45 centri commerciali propriamente detti, i 7 ipermercati e i 59 minimarket (dati 2007, ultimi ufficili a disposizione). Il capoluogo, poi, è in fondo alla classifica lombarda per numero di negozi di vicinato in rapporto agli abitanti. Peggio di Milano. La graduatoria si rovescia se parliamo di superfici dedicate alle grandi strutture di vendita: a Monza ci sono 29 metri quadri ogni 100 residenti, addirittura 61 se si comprendono i Comuni della cintura. E anche in questo caso Milano è alle spalle della città di Teodolinda. Un primato. Lo ha detto a chiare lettere Dario Allevi, durante il convegno di ieri all'hotel de La Ville dal titolo «Il futuro del commercio in Brianza», organizzato da Confcommercio monzese e dall'Unione Commercianti di Monza e circondario.
«Nessuna persona di buon senso può pensare che ci sia ancora spazio per la grande distribuzione che sta desertificando i centri storici, in molti casi lo ha già fatto, generando città dormitorio». Cartellino rosso, stop alla nascita di nuovi outlet e affini. «Stiamo mettendo a punto il Piano territoriale di coordinamento provinciale a cui i Comuni dovranno fare riferimento», ha precisato Allevi, sottolineando una svolta condivisa da Comune e Regione. «Per la Provincia è la battaglia delle battaglie, quella per fermare il consumo di suolo e la costruzione di altri centri commerciali». Poi mette sul tavolo un dato impressionante. «Per un occupato nei centri commerciali se ne perdono 6 nei negozi». Allevi racconta le azioni politiche per scongiurare l'outlet di Costamasnaga e quello di Sulbiate. E avverte. Il business non è solo commerciale. «I costruttori ci guadagnano comunque costruendo il 'cubotto', anche se poi il centro commerciale fallisce».

ANCHE il sindaco Mariani garantisce che nel Pgt non saranno previsti nuovi spazi per le mega strutture, e torna a sventolare la bandiera del federalismo come unica soluzione. «I Comuni vivono con gli oneri di urbanizzazione, è una porcheria: gli enti locali dovrebbero mantenere il 50% delle tasse pagate dai loro cittadini, bisogna cambiare le regole subito perchè il suolo non è un bene infinito, siamo la zona più urbanizzata d'Europa dopo Napoli». Al convegno è intervenuto anche Pietro Tatarella, consulente dell'assessorato al Commercio della Regione. «Abbiamo 3 richieste di nuovi centri commerciali in Lombardia, il nostro non può essere un 'No' a ogni costo, ma la nostra linea è chiara: stiamo supportando i negozi di vicinato. Abbiamo stanziato 15 milioni con il contributo dei privati per i distretti commerciali, fondi che servono per rilanciare le nostre botteghe

lunedì 20 giugno 2011

Desio, prima seduta dal Consiglio Comunale con un po' di veleni dal centrodestra

Desio, prima seduta del Consiglio comunale con un po' di veleni dal centrodestra

da Il Giorno
articolo di 
ALESSANDRO CRISAFULLI

 

È iniziata l'era Corti, emozione e applausi

— DESIO —
A PARTE QUALCHE voce fuori dal coro, è stato un "concerto" dalle melodie dolci, quello che Roberto Corti ha diretto ieri pomeriggio, davanti a una platea di circa 400 desiani. Sia dall'una che dall'altra parte del teatro consiliare sono arrivate note di... collaboriamo, rispettiamoci, facciamo il bene della città e via così, fra metaforiche strette di mano (vedi la votazione unanime per il presidente del Consiglio comunale Carmine Messaggiero del Pd) e tanti applausi.
A rompere almeno l'idillio, e a mettere un po' di pepe sul piatto della prima seduta del parlamentino, ci ha pensato Vincenzo Bella, come sempre provocatorio all'esordio. Quasi a voler lasciare subito un'impronta forte, quasi ispirato dalla sala strapiena di concittadini: «Lei, signor sindaco - ha detto, citando Machiavelli e il suo Principe - ha vinto non solo per virtù ma anche per fortuna. E' la fortuna che è stata la componente fondamentale, perchè se facciamo la somma dei voti, Desio rimane una cittadina di centrodestra». E giù fischi: reazione diversa dal misto di gelo e applausi suscitato un anno addietro con il suo discorso sui voti "pilotati" nel centrodestra e certi modi di condurre il suo partito. «Le istituzioni democratiche a Desio sono cadute nel punto più basso - ha detto Tiziano Garbo, uno dei principali sconfitti della consultazione - adesso occorre rialzarle e ripartire dall'anno zero: la sinistra deve dimostrare di saper governare le opportunità di crescita, vedi tutte le grandi infrastrutture che a breve saranno in cantiere, alle quali ha sempre opposto il suo no». Molto apprezzato l'intervento a braccio di Messaggiero, che ha fatto un appello per «collaborare e concentrarsi sui problemi concreti della città, senza perdere tempo in grandi discorsi, in maniera da dare risposte alle esigenze dei cittadini e promuovere la svolta di cui Desio ha bisogno». Qualcuno, come Paolo Di Carlo di Desio 5 Stelle, ha subito riacceso i riflettori su un tema concreto, come il progetto di raddoppio del Forno inceneritore: «Chiedo che il Comune faccia sentire presto il suo no in Provincia - ha detto - dove stanno elaborando il Piano dei rifiuti».

«LA NOSTRA non sarà una opposizione preconcetta - aveva già anticipato Silvio Arienti, il candidato battuto della Lega Nord -, siamo disponibili a collaborare, ma saremo attenti e puntuali nel nostro ruolo». All'inizio della seduta, Corti, in impeccabile completo blu e cravatta gialla, ha giurato sulla Costituzione, dopo un Inno d'Italia che ha visto qualche leghista fra il pubblico voltare le spalle. «La grande partecipazione dei cittadini e il grande entusiamo - ha detto, senza indossare la fascia tricolore, dopo aver ringraziato commosso la sua famiglia - sono la miglior garanzia perchè l'interesse della collettività venga messo al centro dell'azione amministrativa».

UN PLEBISCITO di consensi per l'intervento accorato di Giacomo Pesce, giovane consigliere del Pd: «Grazie a tutti coloro che hanno dato fiducia ai giovani, di entrambe le parti. Dimostreremo di non essere solo una moda ma di saper portare idee e proposte concrete». E ad aprire la seduta è stato un altro "baby" del Pd, Diego Sironi, tanto emozionato quanto bravo a svolgere il delicato compito.

martedì 17 maggio 2011

La Pedemontana nel mirino delle cosche

Cronaca | di Fabio Abati

17 maggio 2011   www.ilfattoquotidiano.it

la Pedemontana nel mirino delle cosche

La fotografia delle ingerenze dei clan nell'opera pubblica sono contenute nell'inchiesta Tenacia del Ros di Milano. Al centro i subappalti del movimento terra finiti, in parte, a un'azienda definita "contigua alle cosche"

Che l'autostrada Pedemontana, un appalto da oltre 5 miliardi di euro per un lungo serpentone d'asfalto che correrà a nord della Lombardia, facesse gola alle cosche c'era da aspettarselo. Ma oggi si scopre che pochi mesi prima che i cantieri decollassero, la 'ndrangheta si stava già spartendo i lavori di movimento terra in tutta la regione.

Nel febbraio del 2010 a Cassano Magnago, in provincia di Varese, viene inaugurato il primo lotto di lavori della mega autostrada: la tratta A. Qualche mese dopo tra Mozzate e Lomazzo, nel comasco, inizia il movimento terra per la realizzazione di una grande area di cantiere (120 mila metri quadri), che permetterà ai macchinari e agli operai di avere il proprio campo base. I 150 mila metri cubi di ghiaia e sabbia trasportati e sistemati in quel luogo sono stati di competenza, tra le altre ditte, della Stilitano Scavi di Cislago, in provincia di Varese. Quest'azienda non è indagata, anche se, stando alle carte delle operazioni "Tenacia" e "Caposaldo"condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha intrattenuto rapporti con diversi personaggi oggi in carcere, accusati di associazione mafiosa e a loro volta imprenditori del ramo delle costruzioni. Può essere che alla Stilitano non fossero a conoscenza della caratura criminale dei loro interlocutori. Il collaboratore di giustizia Marcello De Luca, interrogato dai carabinieri del Ros, definisce i titolari dell'azienda di Cislago "contigui a pregiudicati calabresi, operanti nelle province di Varese e Como, ma in stretto collegamento con il paese d'origine".

Questa è una storia che evidenzia quanto sia pervasiva la "mafia imprenditrice" in Lombardia. Anche se Pedemonata ha investito parecchio nel prevenire l'infiltrazione delle cosche è difficile tenere tutta la galassia di padroncini e piccole aziende di edilizia e costruzioni, sotto controllo. Quel che continua a fare gola sono i lavori di movimento terra. Si tratta di sub appalti spesso assegnati a chiamata diretta e dei quali l'azienda concessionaria rischia addirittura di sapere ben poco. Piccoli lavori, comunque molto remunerativi. Un sistema spiegato in una frase di Vincenzo Mandalari, quello che prima di essere arrestato nel gennaio scorso dopo alcuni mesi di latitanza era il capobastone a Bollate e titolare di un'azienda di costruzioni. "Ti faccio l'esempio del ponte tra Reggio e Messina – dice – io non miro al ponte, magari se mi danno la pulizia del ponte mi interessa… Noi oggi si punta a queste cose! Non si punta al condominio di 500 piani!"

Rocco Stilitano (amche lui non indagato), figlio di Antonino titolare dell'impresa omonima, nell'inchiesta "Caposaldo", è stato intercettato mentre parla di spartizione di lavori con Giuseppe Romeo, uomo legato alla cosca Morabito, titolare di un'azienda di movimento terra ad Agrate Brianza. "La collaborazione giusto, è normale…", esordisce Romeo, e Stilitano: "Bravo, bravo… Un po' di camion li mettiamo noi, un po' li mette lui, un po' voi…" E di nuovo Romeo: "Si deve collaborare per prendere col prezzo giusto… Altrimenti poi alla fine…"

Secondo gli inquirenti gli ordini sulla divisione dei lavori al nord arrivano da lontano. Nel novembre del 2008 nel carcere di Vibo Valentia viene intercettato e video filmato un colloquio. Dietro le sbarre c'è Pasquale Oppedisano nipote di Domenico, il "capo crimine" di 'ndrangheta di Rosarno. Dall'altra parte c'è il fratello Michele. Sempre secondo i carabinieri del Ros, che hanno imbastito la "Tenacia", quel colloquio era per informarsi "relativamente agli affari correnti in Lombardia" e sulla spartizione dei lavori. La chiacchierata si chiude con un gesto eloquente: "Ossia quello di chiudere il dito pollice sul dito indice ed imitando così una pistola". Chi non stava ai giochi, quindi, rischiava grosso.

Nel frattempo un altro fratello di Pasquale, Pietro Oppedisano, si trova a Milano. Per i carabinieri "la principale motivazione che ha portato il predetto in Lombardia è legata agli interessi connessi alla distribuzione degli appalti relativi ai lavori dell'autostrada Pedemontana". E così si arriva a una "mangiata". Tre mesi dopo quel colloquio in carcere, due dei fratelli Oppedisano si incontrano, in un ristorante del centro di Milano, con Salvatore Strangio, la testa di ponte della 'ndrangheta nella Perego, grande azienda brianzola di costruzioni. In quell'occasione si stabilisce come muoversi, in modo che ciascuno abbia del suo, anticipando eventuali mugugni e contrasti.

Salvatore Strangio, arrestato la scorsa estate, è, sempre secondo i Ros, in stretti "rapporti col vertice delle cosche di San Luca in Calabria". Per "testimoniare la notorietà di Strangio nel suo ambiente" gli inquirenti riportano proprio una telefonata con Rocco Stilitano. Parte Strangio: "Vi volevo vedere per un lavoro che insomma…" Quell'altro risponde: "Ma so che lo avete preso voi". Di nuovo Strangio: "No è stata fatta un'offerta, non è stato preso ancora… È stata fatta solo un'offerta. Niente, ci dobbiamo vedere un po'… va bene?" La risposta: "Volete venire all'ufficio da noi senza che telefonate… Noi siamo a disposizione!" Questo il tenore di certe telefonate, nella Lombardia che vede la spartizione dei lavori e dove la mafia non esiste.