Polizia e Fbi arrestano i 21 boss della nuova cupola transatlantica
di Giuseppe Lo Bianco
Il boss della famiglia Gambino John Gotti (FOTO ANSA)
Palermo - Il rispetto del "figlioccio'' verso il ''parrino'', connotato arcaico di una mafia antica eppure pericolosa e attuale, corre sull'asse Sicilia-Stati Uniti e viene a galla nelle intercettazioni dell'operazione Paesan Blues: su ordine della procura di Palermo oltre 200 uomini dello Sco (Servizio centrale operativo della polizia), guidati da Raffaele Grassi, insieme con i colleghi dell'Fbi, hanno fermato ventuno nuovi boss, in particolare della famiglia di Santa Maria di Gesù, protagonisti, dopo l'arresto dei latitanti storici, di una nuova fase di espansione criminale in città, forti di solidi collegamenti oltreoceano con le famiglie Gambino e Colombo di New York e, quest'ultima, con succursale anche a Miami. Perquisizioni "miste", con squadre formate da agenti italiani e americani, sono state compiute a Miami e nella Grande Mela, e a Palermo: associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsioni, un tentato omicidio, riciclaggio di proventi illeciti, traffico di valuta falsa e persino il furto di uno scooter in dotazione dell'arma dei carabinieri i reati contestati ai fermati, alcuni dei quali con cognomi pesanti nella storia mafiosa di Palermo. A cominciare dai nuovi capi della cosca, nomi collaudati negli organigrammi mafiosi, da Giuseppe Lo Bocchiaro, condannato per l'omicidio in carcere, all'Ucciardone, nel 1981, con 33 coltellate, del boss Pietro Marchese, a Gioacchino "Ino" Corso, uomo di fiducia dei boss Pietro Aglieri e Carlo Greco e Pietro Pilo, ritenuto il cassiere della cosca. Estorsioni e traffico di droga le attività prevalenti, con il sequestro di oltre un chilo di cocaina ed hashish reperiti in Calabria e anche un tentato omicidio, quello del pregiudicato Gioacchino Stassi, raggiunto nell'agosto 2009, a Palermo, da 5 colpi di arma da fuoco alle gambe, perché "colpevole" di non essersi allineato alle decisioni del gruppo. Ma il salto di qualità, secondo gli investigatori, la cosca lo compie spostando i propri orizzonti oltreoceano. Secondo le indagini, i boss emergenti avevano allacciato rapporti con le famiglie americane attraverso un commerciante di vini, Roberto Settineri, palermitano residente a Miami, collegato ai "Gambino" e "Colombo" di New York, e considerato l'"anello di collegamento" tra i due versanti dell'Atlantico. Settineri è stato raggiunto due mandati di cattura, uno italiano, per associazione mafiosa, l'altro americano, per riciclaggio di denaro sporco. "Settineri - dice Raffaele Grassi - avrebbe potuto aprire nuovi ambiti operativi alla famiglia di Santa Maria del Gesù. L'uomo è inoltre inquisito, negli Usa, per riciclaggio. I nuovi rapporti tra siciliani e americani non sono una scoperta per gli investigatori: gli arresti di ieri, seguono la cattura di Giovanni Nicchi, protagonista di numerosi viaggi in America negli anni 2003-2004, assieme ad altri esponenti di Cosa Nostra incaricati di curare la latitanza di Bernardo Provenza-no; viaggi finalizzati ad allacciare contatti con membri della famiglia "Gambino" di New York, per sfruttare mercati criminali oltreoceano. In particolare l'Fbi e lo Sco hanno acceso i propri riflettori sui periodici spostamenti di Gianpaolo Corso, fratello di Ino, a New York e Miami, dove incontrava Settineri, e le "trasferte" di quest'ultimo in Palermo per agganciare anche altri esponenti mafiosi delle famiglie di Pagliarelli e di Brancaccio; ma gli investigatori indagano anche sulle attività imprenditoriali internazionali del commerciante di vini, che, oltre ad avere favorito la latitanza di Antonio Lo Nigro, presunto mafioso di Brancaccio, ha condotto numerose trattative nel settore immobiliare, per importi considerevoli, a Palermo, Miami e New York, "con la ragionevole finalità – scrivono gli inquirenti - di operare transazioni economiche, da proiettarsi persino in Medio Oriente'' e negli Usa. Le indagini, ovviamente, sono in corso. L'operazione di ieri si inserisce in un protocollo investigativo, denominato "Progetto Pantheon", sottoscritto tra la Direzione centrale anticrimine e l'Fbi, nel maggio del 2005, per contrastare la criminalità transazionale.
Il boss della famiglia Gambino John Gotti (FOTO ANSA)
Palermo - Il rispetto del "figlioccio'' verso il ''parrino'', connotato arcaico di una mafia antica eppure pericolosa e attuale, corre sull'asse Sicilia-Stati Uniti e viene a galla nelle intercettazioni dell'operazione Paesan Blues: su ordine della procura di Palermo oltre 200 uomini dello Sco (Servizio centrale operativo della polizia), guidati da Raffaele Grassi, insieme con i colleghi dell'Fbi, hanno fermato ventuno nuovi boss, in particolare della famiglia di Santa Maria di Gesù, protagonisti, dopo l'arresto dei latitanti storici, di una nuova fase di espansione criminale in città, forti di solidi collegamenti oltreoceano con le famiglie Gambino e Colombo di New York e, quest'ultima, con succursale anche a Miami. Perquisizioni "miste", con squadre formate da agenti italiani e americani, sono state compiute a Miami e nella Grande Mela, e a Palermo: associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsioni, un tentato omicidio, riciclaggio di proventi illeciti, traffico di valuta falsa e persino il furto di uno scooter in dotazione dell'arma dei carabinieri i reati contestati ai fermati, alcuni dei quali con cognomi pesanti nella storia mafiosa di Palermo. A cominciare dai nuovi capi della cosca, nomi collaudati negli organigrammi mafiosi, da Giuseppe Lo Bocchiaro, condannato per l'omicidio in carcere, all'Ucciardone, nel 1981, con 33 coltellate, del boss Pietro Marchese, a Gioacchino "Ino" Corso, uomo di fiducia dei boss Pietro Aglieri e Carlo Greco e Pietro Pilo, ritenuto il cassiere della cosca. Estorsioni e traffico di droga le attività prevalenti, con il sequestro di oltre un chilo di cocaina ed hashish reperiti in Calabria e anche un tentato omicidio, quello del pregiudicato Gioacchino Stassi, raggiunto nell'agosto 2009, a Palermo, da 5 colpi di arma da fuoco alle gambe, perché "colpevole" di non essersi allineato alle decisioni del gruppo. Ma il salto di qualità, secondo gli investigatori, la cosca lo compie spostando i propri orizzonti oltreoceano. Secondo le indagini, i boss emergenti avevano allacciato rapporti con le famiglie americane attraverso un commerciante di vini, Roberto Settineri, palermitano residente a Miami, collegato ai "Gambino" e "Colombo" di New York, e considerato l'"anello di collegamento" tra i due versanti dell'Atlantico. Settineri è stato raggiunto due mandati di cattura, uno italiano, per associazione mafiosa, l'altro americano, per riciclaggio di denaro sporco. "Settineri - dice Raffaele Grassi - avrebbe potuto aprire nuovi ambiti operativi alla famiglia di Santa Maria del Gesù. L'uomo è inoltre inquisito, negli Usa, per riciclaggio. I nuovi rapporti tra siciliani e americani non sono una scoperta per gli investigatori: gli arresti di ieri, seguono la cattura di Giovanni Nicchi, protagonista di numerosi viaggi in America negli anni 2003-2004, assieme ad altri esponenti di Cosa Nostra incaricati di curare la latitanza di Bernardo Provenza-no; viaggi finalizzati ad allacciare contatti con membri della famiglia "Gambino" di New York, per sfruttare mercati criminali oltreoceano. In particolare l'Fbi e lo Sco hanno acceso i propri riflettori sui periodici spostamenti di Gianpaolo Corso, fratello di Ino, a New York e Miami, dove incontrava Settineri, e le "trasferte" di quest'ultimo in Palermo per agganciare anche altri esponenti mafiosi delle famiglie di Pagliarelli e di Brancaccio; ma gli investigatori indagano anche sulle attività imprenditoriali internazionali del commerciante di vini, che, oltre ad avere favorito la latitanza di Antonio Lo Nigro, presunto mafioso di Brancaccio, ha condotto numerose trattative nel settore immobiliare, per importi considerevoli, a Palermo, Miami e New York, "con la ragionevole finalità – scrivono gli inquirenti - di operare transazioni economiche, da proiettarsi persino in Medio Oriente'' e negli Usa. Le indagini, ovviamente, sono in corso. L'operazione di ieri si inserisce in un protocollo investigativo, denominato "Progetto Pantheon", sottoscritto tra la Direzione centrale anticrimine e l'Fbi, nel maggio del 2005, per contrastare la criminalità transazionale.
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