Ribelliamoci alla paura della Milano securitaria
Nella notte tra sabato e domenica è stato ucciso a sprangate Abdul, un ragazzo di 19 anni: i suoi assassini lo accusano di aver rubato un pacchetto di biscotti.
Una brutale, violenta aggressione al grido di “sporchi negri vi ammazziamo”, maturata nel clima d'intolleranza che si respira nelle nostre città, invase da campagne che generano e fomentano la follia securitaria.
Mentre continua la costruzione mediatica e politica di capri espiatori, le nostre città diventano sempre più terreno di azioni squadriste, di sperimentazioni di politiche xenofobe, fatte di espulsioni, discriminazione e costruzione di immaginari lontani dalla realtà.
Solo pochi giorni fa, alcune decine di neofascisti hanno inaugurato una sede, a suon di saluti romani, costringendo fotografi e giornalisti a cancellare le immagini di una impresentabile e nostalgica rappresentazione, con la complicità e la connivenza della Questura di Milano.
Nel tentativo di nascondere, e nell'incapacità di gestire una crisi politica ed economica, molti preferiscono aizzare populismi e razzismo. L’ignoranza, l’uso della paura, la stigmatizzazione del diverso e del migrante sono sempre utili al potere.
Per esempio alle camice-verdi, che parlano di autonomia dei territori, ma sono troppo spesso contigue alle camicie nere, soltanto intolleranti, xenofobe e tristemente identitarie.
Oppure ai moderati di ogni sorta che per governare e controllare utilizzano la paura e costruiscono nemici pubblici, come avviene nella nostra città governata da anni da giunte autoritarie e dalla lobby ciellina.
Abdul è l'ennesima vittima dell' “anti-politica” della paura, dei sindaci sceriffi e della tolleranza zero tanto sostenuta dal ministro Maroni, della travolgente lotta per la legalità e di una guerra condotta a bassa intensità all'interno dei confini e delle metropoli.
CS CANTIERE
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