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mercoledì 14 ottobre 2009

Moschea a Sesto

Articoli da "sestonotizie":

MOSCHEA, ALL'ASSEMBLEA PUBBLICA 400 PERSONE. "BOTTA E RISPOSTA" IN UNA SERATA "INTERLOCUTORIA"


MOSCHEA, ASSEMBLEA PUBBLICA: IMMIGRATI MERIDIONALI ASSIMILATI A IMMIGRATI ARABI, INSORGONO "I TERRONI DI SESTO"


sempre su "sestonotizie" hanno incredibilmente pubblicato un commento del nostro Pacifico:

MOSCHEA, LETTERA DI CHI IERI SERA... "AVREBBE VOLUTO INTERVENIRE, MA..."

Di seguito il comunicato/volantino del C.P.O. "La Fucina":

APPELLO AL BUONSENSO

IL PERICOLO NON E' LA MOSCHEA, MA LA DISCRIMINAZIONE E I PREGIUDIZI

Il vero problema della moschea a via Vittorio Veneto non è la religione islamica, ma i pregiudizi. Spesso a sfondo etnico-religioso. Cerchiamo di ragionarci partendo dalla constatazione che, volenti o nolenti, la maggioranza degli abitanti di Sesto non è originario della città e che una buona parte di questi non è neanche di origine italiana. Di questi "ultimi" molti sono di fede religiosa islamica. La maggior parte lavora onestamente e, stando ad una ricerca delle ONG cattoliche (vedi ultima ricerca della Caritas/Migranti pubblicata sul Diario di Sesto 10/2009), quando "regolarizzati" diventano anche più onesti degli "indigeni" italiani. Perciò lascia perplessi il fatto che pur dovendo anche loro pagare le tasse – e se non le pagano è perché i loro padroni italiani si rifiutano di regolarizzarli, lucrando sulla loro ricattabilità -, non gli si vogliano riconoscere diritti civili come l'art. 8 della Costituzione che testualmente recita "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge". Un principio che sembra invece non voler essere proprio riconosciuto da quegli esponenti politici che, demagogicamente, affermano nei loro documenti ufficiali che si "vede nella possibilità di legittimare tramite nuove Intese fra Stato italiano e Islam o altre religioni non cristiane una minaccia per il nostro tessuto sociale e culturale e un tentativo di rendere eguali ed indifferenziate tutte le religioni, parificandole anche poi con diritti, a quella cattolica e cristiana" (mozione presentata da Alessandra Tabacco, capogruppo Lega Nord il 02/07/2002, www.padaniaoffice.org). Se non è razzismo questo, non si capisce cosa lo sia. 

Aldilà delle derive leghiste, perorate a fini elettoralistici e, talmente razziste, da essere abbandonate a se stesse anche dai colleghi di coalizione (vedere votazione della mozione presentata dalla stessa Tabacco nel Consiglio Comunale del 05/10/2009), vengono però posti da alcuni abitanti limitrofi a via Vittorio Veneto dei problemi "pratici" che, a ben vedere,  trasudano pregiudizi.

Problemi di viabilità? Sicuramente la presenza di un luogo di culto attira la presenza di fedeli in occasione di celebrazioni varie, creando inconvenienti di viabilità e di parcheggio. A parte la risibilità di negare il diritto di culto per problemi di "parcheggio", non si capisce perché, in forza della presenza di un luogo di culto islamico,  esclusivamente ad alcuni abitanti di via Veneto dovrebbero essere garantite viabilità e parcheggi, mentre agli altri residenti in prossimità di luoghi di culto cristiani (ce ne sono ben 15 in tutta Sesto), non debbano essere garantiti gli stessi privilegi. Tutti noi ogni domenica, in occasione di messe, matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, funerali, ci siamo misurati con i disordinati ingorghi che queste celebrazioni comportano. Ma a nessun Comune è mai venuto in mente di porre il problema e risarcire con il privilegio del parcheggio riservato gli abitanti limitrofi. O che dire dei mercati rionali e le pulizie delle strade che settimanalmente ci costringono ad interminabili giri di palazzi, per farci largo o trovare l'agognato posto libero: sicuramente proibirli o vivere nello sporco non sarebbe la soluzione ideale 

Problemi di convivenza civile? E' paradossale constatare che la "paura" della diversità etnico-religiosa non impedisca agli abitanti di Sesto – e della stessa via Veneto – di affollare le pizzerie arabe disseminate nella città, mangiando direttamente prodotti preparati da mani straniere, oppure di mettersi in coda ai banconi gestiti da arabi ai mercati rionali, inscenando siparietti per strappare un ulteriore sconticino, o farsi fare barba e capelli dagli economici barbieri islamici, esponendo la propria gola al loro rasoio, e poi dirsi messi in pericolo dalle stesse persone, se professano il loro credo religioso in luoghi dedicati.  

Problemi di rapporti tra i sessi? Nel paese della mignottocrazia* governato da Papi, basterebbe questo a fare chiarezza dell'ipocrisia dei bigotti razzisti. Per i più ostinati, però, basterebbe documentarsi attraverso la cronaca nera di tutti i giorni - suffragata dai dati del Ministero degli Interni -, per rendersi conto che gli "indigeni" italiani sono saldamente in testa nel confronto con i mussulmani per quanto riguarda il triste primato della violenza in famiglia, fatto di uxoricidi, infanticidi, strupri, pedofilia, ecc, cosi come gli eclatanti casi di Cogne, Erba o Garlasco dimostrano. Il problema principale non è tanto il velo islamico e la formale eguaglianza uomo-donna, ma il fatto che viviamo in una società marcia e ipocrita, effetto di rapporti umani intrisi di mercificazione e violenza, che ci corrode tutti indistintamente.

Problemi dei prezzi immobiliari? Innanzitutto va chiarito che se c'è una contrazione del mercato immobiliria questo non è dovuto ai kebab o ai phone center, bensì alla contrazione delle disponibilità economiche delle famiglie dovute ai salari da fame. Chiarito questo, nello specifico è risaputo che i locali della moschea sono stati venduti sovraprezzo di mercato e che i padroncini italiani di case tutte le volte si sfregano le mani quando, a cifre esorbitanti, affittano in nero agli stranieri, ma per quei pochi che non lo fanno, denunciano che la presenza di stranieri non gli permette di vendere o affittare agli italiani al 10% in più. Alla faccia dell'italianità e della solidarietà cristiana...

Di obiezioni all'apertura di una moschea a Sesto se ne potrebbero escogitare altre, ma questo non farebbe altro che far emergere quel tanto di razzismo che si annida in ognuno di noi, che ottenebra la capacità di giudizio e che viene cinicamente sfruttato da politicanti senza scrupoli, che soffiano sul fuoco dell'intolleranza per trarne vantaggi personali o elettorali.

 Per evitare l'imbarbarimento della convivenza civile nella nostra città orchestrato dai furbi in doppiopetto che investono "nell'industria della paura", fatta di militarizzazione del territorio e diritti negati o ristretti – prima toccherà agli stranieri e poi agli italiani -, opponiamoci all'ipocrisia razzista.

La DISCRIMINAZIONE e LEGGI RAZZIALI non allevieranno le sofferenze dovute alla crisi, ai licenziamenti, gli avvelenamenti e la mancata assistenza a fini di lucro, a cui siamo quotidianamente sottoposti. Nella nostra storia già una volta, l'acquiescenza verso l'intolleranza e la prepotenza, ci hanno portato alla catastrofe ed al massacro. Se permetteremo che la storia si ripeta, quando saremo chiamati a rispondere dei nostri comportamenti,non potremo dire NOI NON SAPEVAMO. 

*definizione di un alto esponente del PDL

Alcuni cittadini e cittadine di Sesto san Giovanni

Ottobre 2009


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