Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma sulla prima ho ancora qualche dubbio.

Sito denuclearizzato

MOVIMENTO A 5 STELLE

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Ambiente

Maurizio Pallante
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Acqua

Riccardo Petrella
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Sviluppo

Matteo Incerti
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Connettività

Maurizio Gotta
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Trasporti

Beppe Grillo


mercoledì 27 gennaio 2010

30-31 GENNAIO Firma days: MoVimento 5 Stelle Lombardia: ora tocca a te!


Ciao,

il MoVimento è alle prese con la sua prima sfida: riuscire a presentare
liste civiche indipendenti alle elezioni regionali in cinque regioni,
tra le quali c'è anche la LOMBARDIA .

Per presentare queste liste sono necessarie decine di migliaia di
firme autenticate, una impresa possibile ma difficile anche per molti partiti.
E' dunque necessaria una grande mobilitazione per permettere
la partecipazione elettorale di liste di cittadini incensurati e senza tessere di partito.

La firma è gratuita, privata e non vincola il voto; anche chi non voterà il movimento
può firmare, è un atto di democrazia. Per questo motivo ti chiediamo di
recarti ai banchetti o negli uffici comunali preposti e dare la tua firma,
e inoltre di spargere la voce e portare altre persone a firmare.

Può firmare qualsiasi cittadino residente nel territorio della regione;
è necessario avere con sé un documento valido.

Per promuovere la raccolta delle firme, il moVimento lancia il Firma-Day:
il 30 e il 31 gennaio le piazze saranno a disposizione dei cittadini
che vorranno firmare. Ma già adesso è possibile farlo:
i ragazzi del moVimento sono in piazza ogni giorno per raccogliere firme.

Puoi trovare i banchetti organizzati in LOMBARDIA a questo indirizzo:


Se vuoi contribuire attivamente all'organizzazione della raccolta firme,
anche solo presenziando a qualche banchetto, scrivi a questo indirizzi di E-mail:


A presto

Lo Staff di Beppe Grillo

martedì 26 gennaio 2010

15a Newsletter settimanale! (Video, news, petizioni, ...)

"THE NEXT" progetto editoriale dal basso!
IL NOSTRO BLOG: thenext-controinformation.blogspot.com
15a Newsletter settimanale


IN EVIDENZA:

8° RAPPORTO SUL BUONO SCUOLA - 2009 Riservato alle scuole private - Garantisce Formigoni

NEWS DELLA SETTIMANA (lotte, istituzioni, associazioni, comitati, lavoratori, studenti, migranti, ...):

- DALLA BRIANZA E DALLA CITTA' METROPOLITANA:


INIZIATIVE PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA Mercoledì, 27 Gennaio 2010:

h 10:30 A sud di Fortress Europe: il confine mediterraneo dell'Europa (Edificio U7 (Aula Pagani) - Via Bicocca degli Arcimboldi 8, Milano)

h 21:00 Fermiamo la discriminazione dei Rom a Rho: presidio in piazza Visconti

-.-.-.-.--.--..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-
 
30 gennaio h 12:30 PORTATE CIBO E BEVANDE NELLA PIAZZA DEL COMUNE a CERIANO
 
LA RIVOLTA DEI KEBAB A CERIANO LAGHETTO ; LETTERA APERTA AL SINDACO DI CERIANO LAGHETTO SULL'ORDINANZA ANTI-KEBAB

Una storia italiana - Telefonia e internet per il comune di Seveso

Seveso, la Gelmini taglia i fondi? Gli alunni fanno un calendario

SCUOLE CIVICHE MILANO: DOPO LA BRUTTA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO GLI STUDENTI SCENDONO DAL TETTO. MA LA BATTAGLIA NON FINISCE

1 FEBBARAIO: GRANDE SERATA IN COMPAGNIA DELL'ACQUA A MILANO

- DALLA REGIONE E DALL'ITALIA:

La Lombardia da il via libera al controllo del vicinato (seguendo il principio sicuritario "una ronda per ogni famiglia!")

[Val Susa] Incendio a presidio no Tav, leader movimento: attacco mafioso

PETIZIONI IN CORSO:

CAMPAGNA NAZIONALE SALVA L'ACQUA (C'è tempo fino al 30 gennaio per firmare)

VACCINO E INFLUENZA SUINA: firma per il diritto ad essere informato!

RASSEGNA STAMPA (da quotidiani, periodici e dal WEB):

E' cominciata la guerra di Formigoni: il piano segreto per l'EXPO (di Gianni Barbacetto da "il fatto quotidiano")

LA FINE DEL DALEMISMO REALE (di Luca Telese da "il fatto quotidiano")

LABoratorio ludico:  "DESIOPOLIO", un gioco in scatola autoprodotto, per ora in edizione limitata, ispirato al celebre "Monopoli", che vi intrattenirà con "imprevisti" e "probabilità" divertenti, con nuove regole ed un tabellone ispirato alle brutture del nostro territorio. Presto sarà pronto anche il "ROSIKO della Brianza". PRENOTALO SUBITO OPPURE PARTECIPA AI TORNEI CHE ORGANIZZEREMO INSIEME PER VINCERLO INSIEME AD ALTRI PREMI MANGERECCI E BEVERECCI ...


La newsletter Desiozone ed il progetto editoriale "The Next", blog (thenext-controinformation.blogspot.com) e cartaceo, sono curati dall'associazione LABoratorio Brianza senza fini di lucro.

NÉ CON GLI USA NÉ CON I TALIBAN. La terza via della società civile afghana tra guerra civile e un regime corrotto

 
di Giancarlo Bocchi *    Kabul
     Il più famoso simbolo della resistenza silenziosa all'ottuso e medioevale regime dei Taliban, non è più il passatempo spensierato d'una volta. Oggi gli aquiloni multicolori dei ragazzini afgani volano tristi e intimoriti nel cielo color palta di Kabul, infestato da macchine della morte: droni, elicotteri e bombardieri invisibili.    Dopo la fuga dei Taliban, le speranze di pace e di benessere, le prospettive di libertà e di democrazia, in questi lunghi 8 anni sono progressivamente svanite. E ormai azzerate. Lo stillicidio d'attacchi e di attentati dei Taliban e di stragi di civili da parte delle forze americane, di rapimenti, di violenze, di sopraffazioni su inermi e donne è senza fine.    Pesantemente blindata, Kabul appare oggi come il concentrato di tanti piccoli lager. A ogni angolo di strada c'è un fortilizio sovrastato da torrette, circondato da muri e filo spinato. Ci sono armati d'ogni genere: contractor, body guard, poliziotti, soldati. Ma tutto questo è impotente e inutile di fronte agli attacchi improvvisi del nemico. I passanti camminano veloci e circospetti e sfiorando i fortilizi pregano sottovoce che il necrologio che hanno pronto in tasca quel giorno   non venga usato. Giorni fa gruppi Taliban hanno attaccato la Banca centrale, la Telecon afgana, l'Hotel Serena e un supermarket, proprio nella munitissima area attorno al palazzo di Karzai.    A Kabul tira un aria pesante alla Saigon, ma forse nessuno lo ha ancora detto a Barack Obama. L'invio di 30mila nuovi soldati Usa, l'escalation con il coinvolgimento di altri governi occidentali - in prima fila l'Italia - basterà per vincere? Nessuno lo ha ancora chiesto al popolo afgano. Cosa pensano questi "invisibili", i dimenticati esponenti della società civile, i lavoratori, le persone perbene che lottano ogni giorno per un futuro migliore e per la democrazia?    "Americani? Taliban?"; Zoubeir, insegnante quarantenne di Jalalabad, magro come un chiodo, si tocca un occhio con la punta del dito e risponde senza esitazioni: "Noi li vediamo con un occhio solo!". Il simbolismo è semplice, ma vuole puntualizzare: "Americani e Taliban sono entrambi nemici dell'Afghanistan".   Sentenza senz'appello, condivisa da molti esponenti della società civile afgana che incontriamo in una casa della periferia della capitale. Sono arrivati a Kabul da ogni parte del paese per parlare delle violazioni dei diritti civili e delle strategie per opporsi al regime del presidente Amid Karzai. I discorsi di Zoubeir   , Fuad, Abdal, degli insegnanti, dei capi villaggio, degli agricoltori, degli studenti, d'età e d'etnia diverse, presenti nell'ampia e buia stanza riparata da pesanti tendaggi, sono illuminanti: l'opposizione democratica pare invisibile, ma è invece molto attiva e vigile in tutto il paese.    RIBELLIONE Un trentenne dal volto corroso dai patimenti, è aspro nel criticaregliamericaniperlestragidicivili,per il supporto a un governo infestato dai signori della guerra, per il sostegno a un presidente accusato di aver vinto le elezioni con brogli elettorali. Fuad fa una profezia: "Presto la popolazione si ribellerà in massa agli americani". E Abdal, capo villaggio dell'est, aggiunge con realismo: "Agli americani non importa nulla di riportare la democrazia in Afghanistan, vogliono solo colonizzarci, occupare le basi militari per i prossimi vent'anni per controllare i paesi confinanti e tutta l'Asia". Non è un timore infondato. È certamente allettante per la superpotenza controllare un paese strategico con frontiere con la Cina, l'Iran, il Pakistan, nelle vicinanze della Russia e dell'India e dell'immenso serbatoio di gas naturale del Turkmenistan.      Proprio il perdurare di questa "colonizzazione" mascherata, secondo gli esponenti della società civile, impedirebbe uno sviluppo democratico della nazione e contribuirebbe a consolidare il regime corrotto, il potere dei signori della guerra e dei trafficanti di droga.    Quali strategie per opporsi democraticamente? Nella semioscurità brillano occhi infiammati dalla voglia di agire e le voci si sovrappongono in un crescendo. I presentisonod'etniediverse(soprattuttotaigiki e pashtun), hanno vestiti e capelli di fogge diverse, i pakol marroni, fez bianchi, turbanti variopinti. Ma usano espressioni cariche della stessa partecipazione emotiva. Sono tormentati da un sospetto: pensano che gli americani pur di mantenere alcune basi strategiche nel paese e di evitare un nuovo Vietnam (o una nuova Somalia?), presto faranno un accordo tra i warlord governativi, i Taliban e i capi tribù, riportando il paese alla situazione del 1996.      Non hanno torto ad essere sospettosi. Di recente il vicepresidente americano Joe Biden ha cercato di congelare il nuovo intervento militare, prospettando in alternativa di affidare il paese ai capi tribali (e quindi ai Taliban del mullah Omar) per uscire da una guerra senza prospettive. Anche chi 14 anni fa accettò il fardello Taliban per far cessare la guerra tra i warlord, oggi si ribella all'idea del ritorno dei Taliban. Così questa variegata opposizione   democratica ha un solo slogan, una sola parola d'ordine, un solo giuramento: "Né con gli americani né con i Taliban".    ARMI E POLITICA Molti dei presenti alla riunione semiclandestina hanno combattuto i sovietici, senza per altro far parte dei mujaheddin legati al radicalismo religioso, e a quanto dicono, conoscono bene le strategie militari e l'uso delle armi. Ma almeno per ora preferiscono una soluzione politica a una sollevazione contro i due occupanti, ossia americani e Taliban.    Si alza a parlare un mullah "democratico" dalvoltoaffilatoedallosguardodeciso.Fa un discorso decisamente "laico". Per chi frequenta questi luoghi dagli anni '90 il dubbio è un dovere. Ci chiediamo: se ci fosse qualche doppiogiochista talebano nascosto tra questi oppositori democratici? Se domani gli americani se ne andassero, il paese non rischierebbe di finire definitivamente in mano ai Taliban? Ci risponde un coro di voci risentite. Ma è Abgal, un maestro di scuola quarantenne dagli occhi chiarissimi e intelligenti, ad imporre il silenzio con una risposta fulminante: "Quando la volpe americana se ne andrà ai cani Taliban penseremo noi". Sembra solo una battuta su una strategia   difficile da attuare in un paese pieno d'armi, di warlord e di trafficanti, ma i presenti hanno una spiegazione pronta. Dicono che i Taloban e i loro alleati (trafficanti di droga e islamisti stranieri) ricevono cospicui aiuti da paesi, anche confinanti, per una guerra per procura. Molti paesi hanno l'interesse a far affondare gli americani nelle sabbie mobili afgane.    E se gli americani se ne andassero? La risposta dei partecipanti alla riunione è corale: "I Taliban non riceverebbero più aiuti stranieri e a questi cani penseremmo noi". Ma c'è un esponente di Farah, città del ovest ai confini con l'Iran, che ha visto altro: "I Taliban sono aiutati anche dai militari stranieri dell'Isaf. L'ho visto con i miei occhi". Non ha prove filmate o documentali per queste gravi accuse, ma le voci che alcuni contingenti internazionali paghino il "pizzo" ai Taliban per avere vita facile circola da tempo e si sarebbero così finanziati per milioni di dollari.    Ci spostiamo verso un'altra casa dell'opposizione semiclandestina. Il freddo a Kabul è pungente e un pulviscolo pesante, misto di sabbia e di smog strozza la gola. La Parigi dell'Asia degli anni '70, il capolinea cosmopolita dei magic bus e della cultura alternativa, affonda oggi nel fango   . Non solo quello delle strade dissestate. L'intero paese affonda nella corruzione, nella sopraffazione, nei traffici illegali legati alla produzione dell'80 % dell'eroina che si consuma nel mondo.    Per far dimenticare i suoi chiacchierati parenti ed affari, il presidente Karzai ha costituito un comitato per combattere la corruzione: primo atto la sostituzione del sindaco di Kabul, Mir Abdul Ahad Sahibi, condannato in primo grado a 4 anni di carcere per malversazione   di fondi. Un pesce piccolo, senza appoggi, perché i pesci grossi sono difesi dallo stesso Karzai.    Violenze e torture sono fatti ordinari. Passiamo davanti alla guest house Assa: in un seminterrato rimodernato c'è una palestra dove 8 anni fa i talebani facevano orge e violentavano donne e torturavano gli oppositori. È cambiato qualcosa da allora?    La risposta la troviamo in una casa della periferia ovest dove una famiglia vuole urlare l'ingiustizia subita. Abitavano nel distretto di Sangcharak nel centro nord, ma sono dovuti scappare a Kabul dopo che Agi Rahimi, warlord locale, legato al discusso vicepresidente Qasin Fahim, ha rapito e fatto violentare per due volte Samea, 16 anni. La madre Rozigul, che dimostra il doppio dei suoi 38 anni riesce a stento a raccontare la tragedia. Interviene anche il fratello Najibullah, 18 anni, che sbatte sul pavimento della povera casa, ultimo rifugio alle mire del warlord, un fascicolo di carte del tribunale, mentre Samea   e tre fratellini piangono. La giustizia in Afganistan è senza dubbio una delle più arbitrarie al mondo, un misto di corruzione e abuso di potere. All'interno del codicepenaleafgano,chealTribunalediKabul viene arditamente definito come ispirato   ai "codici napoleonici", è radicata la sharia, la legge islamica. La riverniciatura pagata a caro prezzo dal governo italiano degli uffici giudiziari afgani, con l'intervento massiccio di discusse ong italiane e con uno strascico di gravi fatti ancora da chiarire, non è servita a riportare un po' di giustizia. È solo costata dei gran soldi. Se poi un giudice dà ragione a un poveraccio che si oppone ad un warlod, Karzai in persona rimette a posto le cose. È il caso della famiglia di Samea. Il padre è in galera, mentre Agi Rahim, il mandante della violenza, spadroneggia nel distretto di Sangcharak.    Per arrivare in un'altra casa della resistenza civile passiamo di fronte al Rayon, il moderno quartiere costruito dai sovietici negli anni '80: oggi case sfigurate dalla guerra e dal degrado. La nostra guida, un giovane della diaspora cresciuto nei campi profughi in Pakistan, commenta: "I sovietici almeno costruirono case, strade, edifici pubblici. Gli americani sono venuti solo a distruggere e a occupare".      I SACCHEGGIATORI Attraversiamo Shirpur, il quartiere dei warlord e degli approfittatori di guerra, una "Parioli" di Kabul, posta tra la mitica chicken street degli hippies anni '70 e Shar en Haw, la città nuova, cuore della Kabul moderna. Il nome del sobborgo significa "figlio del leone", ma gli abitanti di Kabul lo chiamano con scherno Shirchoor,"saccheggiato dai leoni". Le sontuose abitazioni in mattoni, alluminio e vetri specchiati vengono definite con un neologismo afgano "narco-tecture", per l'architettura volgare cementata da droga e sangue. Il 90% dei residenti è la causa di gran parte dei problemi del paese. Tra milioni di poveri poche decine di persone si arricchiscono ed esportano illegalmente milioni di dollari che servirebbero alla rinascita del paese. Incontriamo un gruppo di bambini macilenti tra le macerie dell'antico palazzo presidenziale di Amanullah Khan. Sono armati di pistole giocattolo e di una fame insaziabile. Cosa vorrebbero mangiare? Cirispondono:"Tèepane".Nonconosco altro.      Inun'altroedificiodellaresistenzademocratica si affacciano ballatoi affollati di persone impegnate in animate discussioni. Hamayun,studenteuniversitariodi22anni,cimostra delle fotocopie con immagini a colori di una strage commessa dagli aerei Usa mesi fa nel villaggio di Grana nel distretto di Balabolook: poveri corpi disintegrati, gruppi di giovinetti e bambini piccoli riuniti dalla morte in un ultimo abbraccio; poveri essere umani dimenticati dalla storia e dai mass media; "Ecco i cosidetti Taliban: bambini! Non è forse un crimine di guerra questo?", dice. Ataullah, 36 anni, scampato a una strage dei TalibanvicinoaBamiyan,raccontaletorture che inflissero a decine d'innocenti.    I testimoni di questi crimini e di queste ingiustizie urlano che non si arrenderano più alla violenza statunitense e Taliban e che non accetteranno più le leggi liberticide di Karzai. Anche i parlamentari, che in questi anni hanno obbedito ai diktat di Karzai e dei warlod hanno detto basta: il 2 gennaio non hanno ratificato la nomina di 13 ministri sui 24 del nuovo governo. Ciò è accaduto mentre due dei personaggi percepiti dall'opinione pubblica come autori di crimini di guerra, come il tajiko Qasin Fahim e l'hazara Karin Khalili, sono ancora gli attuali due vice   presidenti. La settimana scorsa i parlamentari hanno dato un altro schiaffo politico, ratificando la nomina solo di 7 dei nuovi 17 candidati ministri del governo. Ulteriore segnale che molte cose stanno forse cambiando. Per ora gli afgani democratici non criticano o non attaccano le forze internazionali non Usa; forse un buon segnale per trovare una strada diversa da quella finora tracciata dagli americani. Secondo gli esponenti della società civile questa guerra gli Usa non la possono vincere. Anzi, la guerra per riportare democrazia, legalità, giustizia l'hanno già persa da tempo.    * Regista e autore di documentari  
 
  Sopra il supermercato di Kabul dopo l'attacco dei Taliban. Sotto, una seduta del Parlamento afgano (FOTO ANSA)

Un kebab a Ceriano Laghetto

Comunicato stampa Cerianese Antirazzista

I CERIANESI ANTIRAZZISTI, un gruppo di ragazzi e ragazze di Ceriano Laghetto ( paese tristemente noto per la xenofoba ordinanza anti kebab, phone center e servizi di invio denaro), invitano ogni collettivo o individualità antirazzista a portare la propria solidarietà diretta DOMENICA 31 GENNAIO alle 12/12.30 in piazza del comune. Portate cibo e bevande, banchetteremo insieme protestando contro il razzismo e la demagogia leghista. Mostriamo alla Lega che per loro ci sarà vita dura sia nelle grandi città (come ad esempio il contrasto delle ronde di qualche mese fa) sia nei piccoli paesini. Mostriamo a quei razzisti infami che non siamo succubi dei mass media, che non abbiamo paura di uscire di casa, che non abbiamo paura dello straniero e che anzi siamo pronti a combattere al loro fianco. Non permetteremo che il nostro paese si trasformi in un feudo leghista. Ceriano è e resta ANTIRAZZISTA.

Per info : cerianeseantirazzista(at)stronzi.org & http://cerianesiantirazzisti.noblogs.org/

>>Per raggiungere la piazza del comune:
Uscita dell'autostrada Como-Chiasso a Saronno, seguire per Ceriano Laghetto (paese confinante con Saronno).
Qui la strada esatta via per via:http://www.viamichelin.it/web/Itineraires?

BASTA XENOFOBIA

La vicenda è nota, se n'è parlato ovunque, da Repubblica al tg3, passando dal web, alle tv e quotidiani locali. Ceriano sta scivolando in un vortice di razzismo e xenofobia a cui dobbiamo ribellarci. Con quest'ultima ordinanza tesa ad impedire l'apertura di attività commerciali come Kebab, phone center e servizi di trasferimento denaro si è raggiunto un livello di intolleranza verso lo straniero di livelli davvero incredibili. Questo è l'ennesimo provvedimento che mette in serio pericolo la libertà individuale e collettiva. A destare stupore e incredulità in tutta Italia è una disarmante quanto reale verità: a Ceriano Laghetto non esiste nessuna delle attività sopra citate, dunque perchè quest'ordinanza? Il giovane sindaco ha spiegato che i motivi riguardano la viabilità, la sicurezza e il decoro del nucleo storico. A noi risulta difficile capire quale sia il decoro del nucleo storico da difendere ad ogni costo, così come non ci risulta che un'attività di ristorazione abbia mai creato problemi di viabilità e sicurezza. La risposta reale è , come sempre quando si parla di politica istituzionalizzata, subdola e viscida, oltre che assolutamente priva di qualsiasi senso logico. La politica a livello nazionale della Lega Nord è chiara: intolleranza e lotta agli stranieri è cio che chiedono persone strumentalizzate da mass media e politicanti vari. Il diktat di qualche mese fa erano le ronde e il sindaco si adeguò alle direttive istituendo un corpo di volontari inutile cui trovò addirittura una sede ( in barba ai giovani che da anni cercano uno spazio). L'utilità di questo gruppo è stata infatti creare allarmismi nella popolazione e dare lustro (?!) alla giunta. Le nuove direttive riguardano la necessità di contrastare la possibile affluenza di immigrati, e quindi si vieta l'apertura di negozi di diversa tradizione etnica dalla nostra. Il nostro affascinante sindaco insomma segue le direttive che piovono dall'alto, assicurandosi un sicuro futuro nei piani alti del partito, senza tenere conto della realtà cittadina cui fa capo ( è un dato di fatto che gli unici provvedimenti presi sino ad ora dalla giunta riguardino solo temi caldi a livello nazionale, ma che sono lontani anni luce dalla realtà cerianese). In sostanza i due provvedimenti più discussi, Ronde e anti-kebab, a detta loro servono per spegnere ogni focolaio di disagio sociale, mentre dal nostro punto di vista non fanno altro che incrementare un clima di xenofobia e odio, diventando quindi esse stesse cause di disagio sociale. Esprimiamo la nostra più ferma condanna a questo clima repressivo e xenofobo che ultimamente sta toccando anche il nostro paese, proviamo solo disgusto verso chi nel 2010 si fa portavoce di idee che dilaniarono lo scorso secolo, predicando una presunta superiorità occidentale sul resto del mondo. L'ignoranza di questi provvedimenti però non ci stupisce affatto, non potremmo aspettarci molto di diverso da chi proviene dallo stesso partito di Borghezio che tiene lezioni di fascismo all'ultra destra francese, di Calderoli che alla proposta di dare il diritto di voto agli immigrati risponde che i "bingo bongo" dovrebbero tornare sugli alberi della savana, di Salvini che proponeva la creazione di speciali vagoni per Italiani, affinchè fossero divisi dagli stranieri. La Lega Nord è un partito razzista, xenofobo e anticostituzionale e va combattuto come venne combattuto il PNF dai nostri nonni, a livello nazionale e locale. Invitiamo ogni singolo cittadino indignato da queste misure razziste a non demoralizzarsi. Ricordiamoci che ciò che rende una legge tale è il suo ossequioso rispetto. Dimostriamo che a Ceriano quest'ordinanza non piace. Dimostriamo che noi conosciamo ancora il significato della parola "persona", dimostriamo che questo termine non coincide con questi abbietti personaggi che credono di poter mistificare e trasformare la realtà a proprio piacimento. Dimostriamo che Ceriano si distanzia da questa ordinanza.
Il razzismo è l´espressione del cervello umano ridotta ai minimi termini.(Rigoberta Menchú)
Il divieto non significa necessariamente astensione, ma la pratica sotto forma di trasgressione. (Epicuro)

>>CERIANESI ANTIRAZZISTI

GIORNATA DELLA MEMORIA: Presidio contro discriminazione Rom a Rho

 

NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA,

PER RICORDARE TUTTE LE VITTIME DEL NAZISMO E DEL FASCISMO,

CONTRO IL RAZZISMO NELLA CITTA' DI RHO

FERMIAMO LA DISCRIMINAZIONE DEI ROM

MERCOLEDI 27 GENNAIO 2010 - ORE 21

RHO - PIAZZA VISCONTI

PRESIDIO CON PROIEZIONI, INTERVENTI DELLE ASSOCIAZIONI,

TESTIMONIANZE DIRETTE DELLA COMUNITA' ROM

L'Amministrazione Comunale di Rho, nei giorni scorsi, ha allontanato, con un provvedimento illegittimo, un adulto rom, quasi ridotto alla cecità e sottoposto a dialisi, privandolo dell'unica cosa che gli rimaneva, un tetto riscaldato sotto cui abitare, seguito, a soli pochi giorni di distanza, dallo sgombero di alcune famiglie abitanti in via Magenta.  A queste ultime sono stati confiscati i terreni e abbattuta la casa in cui abitavano, lasciando per strada tutti i bambini che frequentavano regolarmente la scuola dell'obbligo. Infine, venerdì scorso, contraddicendo a tutto quello che finora era stato affermato nei confronti dei legittimi abitanti di via Sesia e smentendo lo stesso progetto comunale finanziato dallo Stato per l'integrazione di queste famiglie,  c'è stato il tentativo di allontanare una parte di essi, minacciandoli di portarli in Questura per la verifica, già nota, di ogni posizione personale per le quali sono in corso da tempo interventi di regolarizzazione.
Solo l'indizione di un Presidio di forze politiche e sociali, a testimonianza di un'attiva mobilitazione contro la violazione di diritti fondamentale delle persone, ne ha impedito l'esecuzione.
Queste gravi operazioni con dispiego di ingenti Forze di Polizia, fanno seguito all'approvazione da parte della Giunta di un documento inqualificabile di "schedatura" di tutti i rom presenti sul territorio che, come tutti gli atti concernenti la privacy di ogni singolo cittadino dovrebbe rimanere riservato e che, viceversa, è stato reso "pubblico", violando ancora una volta le normative in materia.
Ci chiediamo che senso abbiano i fondi ricevuti dallo Stato, un finanziamento di oltre un milione di euro da utilizzare solo per cercare di eliminare dalla città di Rho i Rom presenti.
A queste pratiche inqualificabili ancorchè illegittime, in molti casi, sul piano dello stesso diritto amministrativo che regola il funzionamento della pubblica amministrazione a tutela di tutti i cittadini, si susseguono dichiarazioni razziste di vari esponenti politici della maggioranza che amministrano la città, diffamatorie ma anche inneggianti a "soluzioni violente".
Nella "Giornata della Memoria" l'amministrazione di Rho ricorda l'Olocausto, ma al tempo stesso nella pratica quotidiana continua una preoccupante escalation di fatti e una progressiva deriva culturale che ci riporta alla memoria che tra le vittime del nazismo c'erano anche loro, i rom.
Oggi, per le condizioni sociali e giuridiche in cui sono costretti a vivere, gli "ebrei" d'Europa sono i "rom", sottoposti a continue vessazioni e politiche discriminatorie.
Ricordare la tragedia della Shoah, ma anche tutto quello che l'ha preceduta in Italia con la promulgazione delle Leggi Razziali, vuol dire assumersi la responsabilità di denunciare chi continua a subire politiche pubbliche che producono solo atteggiamenti violenti, razzisti, discriminatori rivolti ad una specifica categoria sociale "gli zingari", e più in generale tutti gli stranieri, non riconducibile alle responsabilità soggettive.
Per ricordarlo a tutto il Consiglio Comunale e alla cittadinanza, mercoledì 27 gennaio 2010 dalle ore 21,00, in occasione della Giornata della Memoria, si terrà un presidio a Rho in Piazza Visconti, di fronte al palazzo comunale.
COMUNITA' ROM DI RHO , OPERA NOMADI, SOS FORNACE, PRC RHO

GRANDE SERATA IN COMPAGNIA DELL'ACQUA! - Milano 1 febbraio 2010


clicca per ingrandire la locandina dell'evento in difesa dell'Acqua Pubblica il 1° febbraio a Milano, in preparazione del prossimo referendum nazionale contro la privatizzazione ... pregandovi di diffonderla il più possibile. Per adesioni come singoli o come realtà di base scrivete a : thomschmid@gmail.com

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1 FEBBRAIO 2010 

Camera del Lavoro, Cso. Porta Vittoria 43, Milano

 

ORE 20,30

 

GRANDE SERATA IN COMPAGNIA

DELL'ACQUA!

(Contro la sua privatizzazione)

 

* * * * *

partecipano (dal vivo)

 

Onorio Rosati, Moni Ovadia, Giuliano Turone, Renato Sarti, Silvano Piccardi, Floraleda Sacchi (all'arpa), Giovanna Procacci, Contrabbanda (gruppo musicale), Diego Parassole, Emilio Molinari  

 

partecipano (in video)

 

Dacia Maraini, Paolo Rumiz, Laura Marinoni, Flavio Oreglio, Paolo Rossi

 

presentano, coordinano e intrattengono

 

Gianni Barbacetto e Claudio Agostoni

 

poesie di   Marcia Theophilo

 

regia di   Silvano Piccardi

___________________________________________________________

 

L'acqua!

Quella che esce tutti i giorni dai rubinetti, nelle nostre case, indispensabile alla vita, è un

diritto umano!

Oggi a Milano, come in quasi tutta l'Italia, questa acqua è pubblica e di

ottima qualità!

I nostri governanti han fatto una legge per privatizzare l'acqua di tutti, cioè per rubarcela e

regalarla alle multinazionali!

Ma noi la vogliamo difendere dalla speculazione privata, dall'inquinamento, dallo spreco, perché

così difendiamo noi stessi!

Contro questa legge, per liberare l'acqua dalla morsa del mercato e del profitto c'è anche la

possibilità di un referendum!

* * * * *

 

S E   L'  A C Q U A   S O F F R E,  

S O F F R I A M O   A N C H E   N O I

 

 

Comitato Milanese Acquapubblica – Comitato Italiano Contratto Mondiale dell'acqua –

Camera del Lavoro di Milano

 

Iniziativa nell'ambito della Campagna "Salva l'Acqua"- INGRESSO LIBERO

 

Per info: www.contrattoacqua.it, 024079213

giovedì 21 gennaio 2010

Stasera il moVimento a 5 stelle ad Annozero e banchetti del fine settimana


Ciao a tutti,

salvo cambi di programma dell'ultimo minuto, oggi ad Annozero su Raidue andrà in onda un'intervista a Beppe ed in studio saranno presenti i candidati presidenti del Movimento 5 Stelle per Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Campania! Ci sarà quindi anche il nostro candidato governatore Vito Crimi, da non perdere!

In attesa dei Firma Days di settimana prossima, la raccolta firme prosegue in questo fine settimana con tre banchetti pomeridiani.

Finalmente sbarchiamo a Desio (dove per i residenti in città sarà possibile sottoscrivere anche la lista civica Desio 5 Stelle) e a Vimercate!

banchetti di sabato 23, ore 14-19
Desio centro città (via Garibaldi 6 - portici di fronte alla piazza della basilica)
Vimercate - Via Vittorio Emanuele angolo Via Cavour

banchetto di domenica 24, ore 14-19
Monza Centro - Arengario


Vi aspettiamo, passateparola e portate amici e parenti!!!

Gianmarco Corbetta


giovedì 14 gennaio 2010

14a Newsletter settimanale! (Video, news, petizioni, ...)

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14a Newsletter settimanale


IN EVIDENZA:

NEWS DELLA SETTIMANA (lotte, istituzioni, associazioni, comitati, lavoratori, studenti, migranti, ...):

- DALLA BRIANZA E DALLA CITTA' METROPOLITANA:

Seregno, consulenze e incarichi: pioggia di euro !

Nova Milanese - Comunicato stampa dei lavoratori del comune in sciopero

PEDEMONTANA: i comuni del Vimercatese pronti a chiedere una revisione

Vimercate, «Stazione Pgt»: tutti possono partecipare alla città del futuro

POPOLO VIOLA MILANO: 16 gennaio h 14 riunione per organizzare sit-in in difesa della Costituzione il 30 gennaio

QUI MILANO LIBERA: Agorà con Piero Ricca domenica 17 gennaio h 14


MILANO: FERMARE IL PGT PER SALVARE I NOSTRI TERRITORI, IL NOSTRO FUTURO

Rho: apre oggi 14 gennaio h 18 lo sportello BIOSindacale in Fornace

Rho: Sgombero inumano al campo di via Sesia - Zucchetti viola i diritti umani e la legge


- DALLA REGIONE E DALL'ITALIA:

Elenco banchetti raccolta firme moVimento 5 stelle Lombardia

Liste a 5 Stelle: fatti, non pugnette (Giovanni Favia 10 in condotta!)

PETIZIONI IN CORSO:

VACCINO E INFLUENZA SUINA: firma per il diritto ad essere informato!

RASSEGNA STAMPA (da quotidiani, periodici e dal WEB):

Dell'Utri, "uomo di zio Bino": ecco le rivelazioni di Ciancimino Jr. (da "il fatto quotidiano")

Napolitano e la firma delle leggi anticostituzionali (da "Micromega")

LABoratorio ludico:  "DESIOPOLIO", un gioco in scatola autoprodotto, per ora in edizione limitata, ispirato al celebre "Monopoli", che vi intrattenirà con "imprevisti" e "probabilità" divertenti, con nuove regole ed un tabellone ispirato alle brutture del nostro territorio. Presto sarà pronto anche il "ROSIKO della Brianza". PRENOTALO SUBITO OPPURE PARTECIPA AI TORNEI CHE ORGANIZZEREMO INSIEME PER VINCERLO INSIEME AD ALTRI PREMI MANGERECCI E BEVERECCI ...


La newsletter Desiozone ed il progetto editoriale "The Next", blog (thenext-controinformation.blogspot.com) e cartaceo, sono curati dall'associazione LABoratorio Brianza senza fini di lucro.

MILANO: FERMARE IL PGT PER SALVARE I NOSTRI TERRITORI, IL NOSTRO FUTURO

COMUNICATO STAMPA                                

Il Piano di Governo del Territorio (PGT) presentato dalla Moratti e in discussione in Consiglio Comunale,  rappresenta un problema per il destino futuro di Milano, dei territori limitrofi, per i bisogni e i diritti dei suoi abitanti. Il PGT rinuncia a un governo politico della città; deregolamentazione, perequazione, assenza di vincoli, densificazione, sussidiarietà sono i termini roboanti che tradotti portano al collasso del territorio, al passaggio dalla città spazio pubblico a luogo a misura delle elite e del profitto. Il Pubblico si ritira e demanda alla negoziazione con i privati le decisioni sulle destinazioni d'uso dei territori, sulla base delle proprie convenienze e non in una logica di pianificazione. I Servizi Pubblici diventano Servizi di Utilità Pubblica, ma gestiti dal privato sociale in regime di convenzione o concessione a pagamento. Il PGT sancisce la fine della funzione dell'Ente Pubblico come regolatore generale in nome del bene comune e dell'interesse collettivo. Beni, servizi, relazioni spariscono dal progetto di città se non nella misura in cui sono mercificabili e scambiabili; i diritti volumetrici determineranno lo sviluppo urbanistico; i servizi si precarizzano nel regime di sussidiarietà orizzontale.

Il PGT crea così il contesto per la più grande ristrutturazione urbanistica, sociale ed economica del territorio milanese dal dopoguerra in poi e usa una maschera, Expo, dietro cui nascondere in realtà il perpetuarsi di un sistema di potere trasversale tutto centrato sulla rendita finanziaria e la speculazione immobiliare. Altro che eccellenze e innovazione. In questo quadro Expo 2015 è al contempo scadenza, motore e logo ideale della Milano città vetrina che il PGT disegna. Senza Expo il PGT resta una scatola vuota; soprattutto, Expo serve a muovere le uniche risorse certe che, nel mezzo della grande crisi del modello capitalista, ci sono: soldi pubblici, beni da privatizzare, servizi da tagliare. Non solo, ma la scadenza di Expo accelera e da forza a processi e fenomeni già in atto a partire dal necessario disciplinamento della città in prospettiva del grande evento. In questo il PGT è ideale fonte di teoria che trova poi negli sgomberi di case, centri sociali, scuole civiche, campi rom e nel conseguente controllo sociale del territorio le applicazioni pratiche, che servono a eliminare possibili punti di conflitto e vertenza.

La logica è uguale anche nei comuni della grande metro regione Milano, da Rho a Monza, ovunque cementificazione di città già congestionate, nessuna previsione di edilizia pubblica, centri commerciali, multisale e alberghi nelle zone produttive incentivando la speculazione al posto del lavoro. Manca l'investimento sullo spazio pubblico, sulla mobilità sostenibile, non si pensa la città a misura dei bambini, non si parla mai di stranieri e migranti. Si ipotizzano linee metropolitane senza soldi e poi si scopre che i soldi vengono drenati per le grandi arterie autostradali e tangenziali, le statali storiche potenziate e, al colmo del delirio, la realizzazione del tunnel stradale Linate-Rho.

Il PGT fissa il criterio della temporaneità dei servizi, elimina cioè la logica del servizio come prodotto finito che va incontro a bisogni sociali complessi. Fissare la temporaneità dei servizi significa flessibilizzare la gestione territoriale dei servizi e renderli più precari. Non solo, temporaneità dei servizi vuol dire anche temporaneità degli usi di aree e edifici, perciò ancora una volta sarà il mercato e la speculazione immobiliare a dettare tempi e regole. Se poi pensiamo alla vaghezza del termine Servizio di Pubblica Utilità, e facile ipotizzare che, per esempio, l'uso temporaneo dell'area Expo possa diventare dopo area residenziale con centri commerciali e alberghi.

Per questo crediamo che la lotta al PGT debba uscire dalle stanze del Comune; debba diventare occasione per aprire una nuova stagione di vertenze e conflitto nella metro-regione Milano e di elaborazione di sapere e partecipazione diffusa. Innanzi tutto per salvare territori, beni comuni, diritti e salute e perché fermare il PGT e il suo motore finanziario (Expo) sono le uniche condizioni per pensare a un altro modello di città e di welfare metropolitano. Ma, soprattutto, perché solo la mobilitazione della città può fermare il sacrificio totale di Milano e dei suoi abitanti alla speculazione edilizia e alla rendita finanziaria.

Con questo spirito aderiamo e parteciperemo sabato 16 gennaio al corteo per la casa e gli spazi sociali in zona S. Siro.

 

Comitato no expo – 14 gennaio 2010

info@noexpo.it  - http://www.noexpo.it/pgt/docpgt.pdf

L’EUROPA NON PASSA L’ESAME BODY SCANNER

I 27 in ordine sparso sulle nuove misure di sicurezza: dubbi sulla salute,l'efficacia e le lobby
  di Alessandro Cisilin
     Una parte del governo (Maroni e Matteoli) che annuncia in pompa magna i body scanner negli aeroporti italiani e va contro l'appello degli esperti europei a una decisione comune dei 27 (sennò non servono a nulla, e all'eventuale terrorista basta cambiare scalo di partenza), un'altra parte (Fazio) che frena facendo notare che anziché proteggere la persona ne attentano la salute, e l'opposizione che non dice nulla, incapace anche di prendere atto dello stato confusionale di Palazzo Chigi. Il copione è quello quotidiano. Il tema però merita un approfondimento, in quanto quegli aggeggi sono divenuti il nucleo centrale della politica globale della sicurezza dopo il fallito attentato di Natale sul volo Amsterdam-Detroit. Il costo dell'operazione sarebbe enorme. Obama ha annunciato   un investimento di un miliardo di dollari, e il New York Times ha parlato giustamente di cifra irrisoria rispetto agli obiettivi dichiarati. I più elementari dei body scanner, quelli a cosiddetta "impronta passiva", costano ciascuno circa 200mila euro. Se dovessero rimpiazzare gli attuali metal detector   (decuplicando tra l'altro i tempi delle procedure di imbarco) ne servirebbero alcune decine di migliaia, anziché i 40 ora in sperimentazione negli Stati Uniti. Il calcolo è facile: anche senza ricorrere ai più avanzati e intrusivi macchinari a "raggi X ionizzanti" che costerebbero 5 volte tanto, lo stanziamento della Casa Bianca potrebbe coprire tutt'al più il territorio aeroportuale di un paese come l'Italia, non certo del continente nordamericano. La sicurezza è naturalmente importante, ma si tratta di capire se il gioco valga la candela, ovvero se i benefici meritino i costi di una Finanziaria. Solo quindici mesi fa l'Europarlamento rispose di no quasi all'unanimità, anche perché tra i costi conteggiati c'erano quelli delle violazioni   della privacy e delle conseguenze sulla salute. Alla Commissione erano stati chiesti chiarimenti in proposito, ma l'esecutivo europeo non li ha forniti, sicché i deputati si rifiutarono di varare una normativa vincolante. E quando l'eurocrazia tace vuol dire che c'è qualcosa che è meglio non sapere. Che quelle macchine facciano male è comunque indubbio. Il dilemma è sull'ampiezza del danno. Le compagnie produttrici, dotate di robusti uffici di lobbying a Washington e a Bruxelles, minimizzano le ripercussioni assimilandole a quelle della telefonia cellulare ma ricerche indipendenti smentiscono, al punto che la presidenza spagnola di turno frena con la stessa insolenza del pur disciplinato Fazio, e perfino un paladino della sicurezza come Sarkozy, che i francesi chiamano Robocop, ha ordinato   agli esperti un mese di approfondimento. Ora, se Maroni invece accelera, anticipando di due settimane la riunione dei ministri europei dell'Interno e il vertice con i colleghi d'oltreoceano, è sulla base del concetto che "qualunque sia il danno è meglio che farsi saltare in aria". Il ragionamento è ineccepibile, salvo che non risponde a un ultimo dilemma   , che forse è il più essenziale: i body scanner garantiscono la sicurezza? La risposta è no. Addirittura molti scienziati sostengono che non avrebbero permesso neppure di identificare l'esplosivo nelle mutande dell'attentatore di Detroit. Il capo dell'antiterrorismo europeo De Kerchove giura il contrario, ma intanto il Parlamento europeo nei prossimi giorni metterà all'asta quella decina di body scanner acquistati all'indomani dell'11 settembre, e giudicati inutili.

TERREMOTO AD HAITI: MACERIE UMANE!

  Centinaia di migliaia di morti in un'isola già allo stremo Port-au-Prince devastata dal sisma
  di Raffaela Scaglietta

     Decine di migliaia di vittime già accertate, probabilmente centinaia di migliaia. Port-au-Prince distrutta, capitale e simbolo di uno dei paesi più poveri e cronicamente allo stremo del mondo. "Haiti era la perla dei Caraibi negli anni Sessanta. Poi l'hanno dimenticata tutti. È diventata l'Africa degli Stati Uniti. Ci hanno lasciato fuori da ogni sviluppo globale. Questa tragedia è l'ultimo stadio", racconta Gabriella Pierre Louis dall'ambasciata haitiana di Roma, il giorno dopo il terribile terremoto che ha raso al suolo Port-au-Prince. Gabriella è in attesa come altre persone di notizie   dei suoi cari. Uno o due cellulari alla mano, prova e riprova a parlare dall'altra parte del mondo. Ma in tarda mattinata le linee telefoniche suonano sempre a vuoto. Le scosse di terremoto sono iniziate alle 4 del pomeriggio di martedi (ora locale), tutti i palazzi del governo - e anche dell'Onu - sono crollati, e le bidonville superpopolate sono scomparse.    Per miracolo ogni tanto l'ambasciatore di Haiti accreditato presso la Santa Sede trova una linea aperta e dà qualche speranza, qualche indicazione. Purtoppo anche il ministero degli Esteri è crollato. Gli ospedali e anche parte dell'aeroporto è inagibile.    Sarà difficile portare soccorso e i primi aiuti d'emergenza: acqua,   cibo e medicine per chi è rimasto in vita.    Terrificante condizione per chi è lontano e si sente impotente davanti a una tragedia così grande. "L'unica cosa che desidero al mondo è sentire la voce di mio padre – racconta Riccardo – mio padre è cieco e spero che qualcuno lo abbia aiutato". Nelle stanze dell'ambasciataapertaaifamiliari e agli amici che accompagnano non c'è una televisione, ma un piccolo stereo sintonizzato sulla Radio Vaticana. Due computer accesi che seguono le news di France 24 o della Cnn.    "Molte persone sono sotto le macerie. Haiti è un'isola maledetta. Gli uragani, i colpi di Stato e adesso pure il terremoto", dice una signora   che aspetta notizie dai suoi familiari.    Nel pomeriggio ancora non si possono fare i bilanci. Non si può calcolare il terribile impatto di queste scosse di 7,3 gradi della scala Richter. L'Unione europea annuncia 3 milioni di euro in aiuti di emergenza, il segretario generale Onu Ban Ki-moon 10 milioni di dollari. Il presidente americano Barack Obama, parla di umanità e solidarietà collettiva, aiuto massiccio, immediato anche in tempi di crisi. "Abbiamo messo a disposizione un quantitativo di aiuti di emergenza, di viveri ma anche di tende. Un valore di circa 500 mila euro", ha annunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini da Addis Abeba, dove si trova   in visita.    Le comunità haitiane di tutto il mondo sono state interpellate: in America, Canada e Europa. Tutti possono aiutare, contribuire, non solo le istituzioni. In Italia la comunità è piccola ma dalle stanze dell'ambasciata Haiti sembra vicina. "Mio fratello è stato messo in prigione. Dopo la morte di Checco", racconta l'ex compagna di Francesco Fantoli, il giornalista italiano ucciso ad Haiti poco più di un mese fa. "Sto cercando di avere notizie di mio fratello – racconta la giovane haitiana – mostrando due foto di suo fratello e del giornalista. Mio fratello è stato portato in prigione, e stanno cercando di verificare se la prigione è ancora in piedi".  
 

  Uno degli edifici rasi al suolo dal sisma a Port-au-Prince e  in alto madre e figlia sopravvissute nelle strade della capitale haitiana (FOTO ANSA)

venerdì 8 gennaio 2010

13a Newsletter settimanale! (Video, news, petizioni, ...)

"THE NEXT" progetto editoriale dal basso!
IL NOSTRO BLOG: thenext-controinformation.blogspot.com
12a Newsletter settimanale


IN EVIDENZA:

Parlamento Pulito: Schifani rifiuta la web cam

PETIZIONI IN CORSO:

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STAMPA LIBERA (da quotidiani, periodici e dal WEB):

Immigrati, la rivolta di Rosarno (da "ilfatto.it)

LABoratorio ludico:  "DESIOPOLIO", un gioco in scatola autoprodotto, per ora in edizione limitata, ispirato al celebre "Monopoli", che vi intrattenirà con "imprevisti" e "probabilità" divertenti, con nuove regole ed un tabellone ispirato alle brutture del nostro territorio. Presto sarà pronto anche il "ROSIKO della Brianza". PRENOTALO SUBITO OPPURE PARTECIPA AI TORNEI CHE ORGANIZZEREMO PRESTO PER VINCERLO INSIEME AD ALTRI PREMI MANGERECCI E BEVERECCI ...


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ZEROGAS !!!

"Il gas dei russi farà bene alla Ue e migliorerà Mosca"
  SCHROEDER DIFENDE L'AMICO PUTIN
  di Chiara Paolin    Pesaro
 
  
Tagliare le tasse? Ci andrei molto cauto. Nei tempi di crisi occorre risparmiare e impostare una seria strategia di uscita. Il consiglio per Merkel e Berlusconi è lo stesso". Gerard Schroeder è nelle Marche per inaugurare l'anno accademico dell'Università di Urbino. Ma prima di parlare ai giovani di Europa e globalizzazione brinda con gli amici di Pesaro nell'enoteca comunale: c'è il sindaco Luca Ceriscioli, il presidente della provincia Matteo Ricci, il rettore Stefano Pivato e soprattutto il pittore Bruno Bruni che negli anni ha creato questa liason tedesco-marchigiana. Tra un tartufo in omaggio ("splendido, mia nipote li adora. E ha solo otto anni, povero me!") e un calice di Bianchello del Metauro le considerazioni sull'Italia sono amabili, ma precise.
     Qual è la sua impressione sulla situazione italiana?    È molto rischioso esprimere giudizi sul vostro paese, soprattutto per me che ormai non mi occupo più di politica a tempo pieno. Però devo dire che l'attacco fisico subito da Berlusconi a Milano mi ha molto colpito.    Vi siete sentiti in quell'occasione, o per gli auguri di fine anno?    Non gli ho telefonato, ho pensato avesse già molto da fare. Però siamo spesso in contatto, l'Italia è un paese che amo moltissimo   , da sempre.    E che vive un momento difficile.    Certo, per tutti è dura in questo momento. Occorre davvero guardare avanti e pensare con attenzione alle scelte che si fanno. Quasi quasi sono contento di non dovermi occupare di questi argomenti (ride e sorseggia il vino).    L'idea di tagliare le tasse la convince? Berlusconi sogna di fare come Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, cioè impostare a breve una seria diminuzione delle imposte. Il 2010 come l'anno della svolta in Italia, che ne dice?    Mah, ognuno ha le proprie idee, però se io fossi oggi al governo ci penserei due volte. I soldi servono eccome agli Stati per uscire dalla crisi. Se calano le risorse come si fa a far ripartire la macchina?.      La situazione generale va migliorando secondo lei?    Difficile dirlo, certo siamo davanti a cambiamenti molto significativi. Abbiamo appena celebrato i vent'anni della caduta del Muro di Berlino, ma l'Europa è già un'altra cosa. Dobbiamo valorizzare le esperienze di ogni singola cultura per creare una forza europea più solida, concreta.    Eppure, a Trattato di Lisbona ormai in vigore, l'Ue sembra balbettare ancora su molti fronti. Per esempio, manca una politica energetica comune. Lei si sta occupando per Gazprom del nuovo gasdotto North Stream che porterà   il gas russo in Germania. ci sono delle date definite per il completamento?    È un grande progetto, partiamo ad aprile. Attraverso il Mar Baltico arriveremo nel cuore dell'Europa del Nord. E poi ci sarà la linea South Stream, che dal Mar Caspio arriverà alla Turchia, e poi in Italia.    Il gas è il nuovo petrolio, sta   ridisegnando la geopolitica del pianeta. Perché non dobbiamo temere che una superpotenza come la Russia abbia in mano i rubinetti del nostro sistema energetico?    Veramente ce li ha da un pezzo. Semplicemente,   la Russia ha bisogno di vendere all'Europa, e noi abbiamo bisogno di energia a costi ragionevoli.    Anche se la Russia è un paese dove democrazia e diritti umani non sono di tipo occidentale?    Le relazioni politico-economiche cambiano il mondo. Sono certo che anche su questi aspetti ci sarà un netto miglioramento della situazione.    Ma nel frattempo gli Stati Uniti restano tagliati fuori. Il loro appoggio incondizionato a ex territori Urss (dall'Ucraina alla Georgia) evidenzia una tensione anche sulle questioni energetiche.      Sono equilibri nuovi, tutti da trovare. Certamente l'Europa allargata è un nuovo attore di cui tenere conto. Gli Usa lo sanno.    Le scelte di paesi crocevia come Turchia, Azerbaijan e Turkmenistan sembrano indicare una spartizione piuttosto chiara: il Caucaso pensa a sbocchi su Iran, India e Cina mentre la vecchia Russia   torna forte nella vecchia Europa. Infatti il progetto concorrente di South Stream, Nabucco, fortemente voluto da Ue e Usa, è dato per morto.    Per Gazprom non ci sono problemi, i gasdotti devono essere tanti, l'energia e l'economia europea cresceranno insieme. C'è posto per tutti.    L'Europa è più grande insomma.    Ma vive di piccole realtà. Come la città di Urbino, un gioiello di cultura dove la storia del nostro continente è nelle strade, nella gente. Dove trovi un paese di 16mila abitanti che custodisce tesori come un'università antichissima, il Palazzo Ducale e la bellezza di Raffaello? Solo in Europa.