Centinaia di migliaia di morti in un'isola già allo stremo Port-au-Prince devastata dal sisma
Decine di migliaia di vittime già accertate, probabilmente centinaia di migliaia. Port-au-Prince distrutta, capitale e simbolo di uno dei paesi più poveri e cronicamente allo stremo del mondo. "Haiti era la perla dei Caraibi negli anni Sessanta. Poi l'hanno dimenticata tutti. È diventata l'Africa degli Stati Uniti. Ci hanno lasciato fuori da ogni sviluppo globale. Questa tragedia è l'ultimo stadio", racconta Gabriella Pierre Louis dall'ambasciata haitiana di Roma, il giorno dopo il terribile terremoto che ha raso al suolo Port-au-Prince. Gabriella è in attesa come altre persone di notizie dei suoi cari. Uno o due cellulari alla mano, prova e riprova a parlare dall'altra parte del mondo. Ma in tarda mattinata le linee telefoniche suonano sempre a vuoto. Le scosse di terremoto sono iniziate alle 4 del pomeriggio di martedi (ora locale), tutti i palazzi del governo - e anche dell'Onu - sono crollati, e le bidonville superpopolate sono scomparse. Per miracolo ogni tanto l'ambasciatore di Haiti accreditato presso la Santa Sede trova una linea aperta e dà qualche speranza, qualche indicazione. Purtoppo anche il ministero degli Esteri è crollato. Gli ospedali e anche parte dell'aeroporto è inagibile. Sarà difficile portare soccorso e i primi aiuti d'emergenza: acqua, cibo e medicine per chi è rimasto in vita. Terrificante condizione per chi è lontano e si sente impotente davanti a una tragedia così grande. "L'unica cosa che desidero al mondo è sentire la voce di mio padre – racconta Riccardo – mio padre è cieco e spero che qualcuno lo abbia aiutato". Nelle stanze dell'ambasciataapertaaifamiliari e agli amici che accompagnano non c'è una televisione, ma un piccolo stereo sintonizzato sulla Radio Vaticana. Due computer accesi che seguono le news di France 24 o della Cnn. "Molte persone sono sotto le macerie. Haiti è un'isola maledetta. Gli uragani, i colpi di Stato e adesso pure il terremoto", dice una signora che aspetta notizie dai suoi familiari. Nel pomeriggio ancora non si possono fare i bilanci. Non si può calcolare il terribile impatto di queste scosse di 7,3 gradi della scala Richter. L'Unione europea annuncia 3 milioni di euro in aiuti di emergenza, il segretario generale Onu Ban Ki-moon 10 milioni di dollari. Il presidente americano Barack Obama, parla di umanità e solidarietà collettiva, aiuto massiccio, immediato anche in tempi di crisi. "Abbiamo messo a disposizione un quantitativo di aiuti di emergenza, di viveri ma anche di tende. Un valore di circa 500 mila euro", ha annunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini da Addis Abeba, dove si trova in visita. Le comunità haitiane di tutto il mondo sono state interpellate: in America, Canada e Europa. Tutti possono aiutare, contribuire, non solo le istituzioni. In Italia la comunità è piccola ma dalle stanze dell'ambasciata Haiti sembra vicina. "Mio fratello è stato messo in prigione. Dopo la morte di Checco", racconta l'ex compagna di Francesco Fantoli, il giornalista italiano ucciso ad Haiti poco più di un mese fa. "Sto cercando di avere notizie di mio fratello – racconta la giovane haitiana – mostrando due foto di suo fratello e del giornalista. Mio fratello è stato portato in prigione, e stanno cercando di verificare se la prigione è ancora in piedi".
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