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giovedì 28 luglio 2011

Terremoto in Provincia: indagato per corruzione il vicepresidente

Terremoto in Provincia: indagato
per corruzione il vicepresidente

 

Il vicepresidente della Provincia Antonino Brambilla

Monza - Terremoto in consiglio provinciale. Il vicepresidente Antonino Brambilla, assessore all'Urbanistica, è indagato dalla procura di Monza per corruzione. Nella stessa inchiesta anche altri tre esponenti politici molto noti a Monza e in Brianza: il consigliere regionale Massimo Ponzoni, l'ex sindaco di Giussano Franco Riva e l'ex assessore provinciale Rosario Perri, dimessosi dall'incarico un anno fa sulla scia delle intercettazioni dell'operazione "Infinito" che ha sgominato le cosche della 'Ndrangheta nel nostro territorio. Nell'inchiesta, condotta dal sostituto procuratore della Repubblica cittadina Giordano Baggio, altri indagati, tra i quali due imprenditori brianzoli e due funzionari della Regione Lombardia.

Al centro delle indagini, secondo l'accusa, operazioni illecite attorno alle aree interessate dai piani regolatori di Giussano e Desio da parte di Brambilla, all'epoca dei fatti contestati assessore all'Urbanistica a Desio, Perri, funzionario dirigente dell'ufficio tecnico della stessa città, e dall'allora sindaco Riva in cambio di incarichi politici di prestigio grazie a Ponzoni (nelle sue funzioni di coordinatore regionale del Pdl). La notizia dell'inchiesta è emersa nelle ultime ore a seguito del decreto di proroga delle indagini, scattate ufficialmente il 27 dicembre scorso con l'iscrizione degli indagati sul registro delle comunicazioni di reato, emesso dal gip di Monza Maria Rosaria Correra.

«Ho saputo di essere indagato e per questo mi sono presentato spontaneamente dal pm», ha dichiarato Brambilla a "il Cittadino", promettendo di difendersi «documenti alla mano» dalle accuse di corruzione ipotizzate nei suoi confronti dal pm Baggio. «È un addebito infondato, inverosimile, sulla base di elementi inesistenti - dichiara l'avvocato Ivan Colciago, difensore di Brambilla -. Il mio assistito, che peraltro si è presentato davanti al pubblico ministero senza avere la cognizione degli elementi finora raccolti, ha risposto in modo esaustivo agli addebiti formulati». Nega le accuse anche l'ex sindaco di Giussano Franco Riva: «Come sindaco ho sempre cercato di assicurare all'amministrazione la massima trasparenza e pulizia morale».

Tutti i particolari e le reazioni nell'edizione de "il Cittadino" in edicola domattina.

Antonella Crippa
Federico Berni

sabato 23 luglio 2011

"munnezza" a desio, possibile. "5 stelle": sono rifiuti pericolosi

«Munnezza» a Desio, possibile
«5 Stelle»: sono rifiuti pericolosi

Il forno inceneritore di Desio (foto Radaelli) (Foto by FABRIZIO RADAELLI)

Desio - Disponibili a smaltire fino a 10 tonnellate al giorno di rifiuti. Praticamente, il carico di un camion. Nel pieno del dibattito sulla spazzatura di Napoli, arriva la "nota tecnica" di Alcide Copreni, presidente di Bea, la società che gestisce il forno inceneritore di via Agnesi. "Di fronte all'eventualità dell'arrivo di rifiuti campani - spiega Copreni - il nostro impianto sarebbe disponibile ad accogliere 10 tonnellate al giorno, a precise condizioni".

Lo ha anche scritto nero su bianco il direttore generale di Bea, Alberto Cambiaghi, rispondendo ad una richiesta della Regione Lombardia, che qualche giorno fa ha avviato una "ricognizione" tra tutti gli impianti lombardi, per sapere le disponibilità di ciascuno. "Fatto salvo l'adempimento di tutte le norme in materia ambientale (tipologia dei rifiuti che sia compatibile con le nostre autorizzazioni) e la predisposizione di parte dell'autorità competente di una specifica ordinanza, la società è disponibile al ritiro dei rifiuti".

E in allegato, la scheda tecnica specifica che la quantità per cui Bea dà la disponibilità è di 10 tonnellate al giorno. L'ipotesi resta comunque sulla carta, perché ogni decisione sarà presa in subordine al decreto rifiuti (per ora bloccato) , ad un eventuale accordo tra Stato e Regioni e dopo un'ordinanza specifica del prefetto, di fronte all'emergenza. Prima dell'accoglienza, insomma, ci sono tante tappe da affrontare. Il forno, comunque, sarebbe pronto ad accogliere i rifiuti in eccedenza.

Non vede nessuno scandalo il presidente Copreni. "Che differenza c'è tra i rifiuti di Napoli e altri rifiuti? La spazzatura non ha colore politico. Di fronte all'emergenza, scatta la solidarietà". Non la pensano così la Lega Nord che ha avviato una petizione raccogliendo 500 firme e il consigliere comunale di Desio 5 Stelle, Paolo Di Carlo: «Quei rifiuti sono pericolosi, contengono di tutto».
P.F.

venerdì 1 luglio 2011

Monza, la Provincia dice stop ad altri centri commerciali

Monza, la Provincia dice stop ad altri centri commerciali

da Il Giorno
articolo di
MARCO DOZIO

La concentrazione è fra le più alte d'Italia e ci sono nuove richieste. Allevi: «Il territorio non è una risorsa infinita»
 
— MONZA —
LE PAROLE sono nette, non c'è spazio per le interpretazioni. Basta alla «corsa selvaggia» ai nuovi centri commerciali in Brianza. Dario Allevi, presidente della Provincia, e Marco Mariani, sindaco di Monza, garantiscono che lo scriveranno nero su bianco nei rispettivi documenti urbanistici, senza ripensamenti.
Promettono, in sostanza, che l'assedio della grande distribuzione si fermerà qui. Anche perchè il territorio brianzolo è già abbondantemente saturo con i suoi 94 supermercati, i 6 grandi magazzini, i 45 centri commerciali propriamente detti, i 7 ipermercati e i 59 minimarket (dati 2007, ultimi ufficili a disposizione). Il capoluogo, poi, è in fondo alla classifica lombarda per numero di negozi di vicinato in rapporto agli abitanti. Peggio di Milano. La graduatoria si rovescia se parliamo di superfici dedicate alle grandi strutture di vendita: a Monza ci sono 29 metri quadri ogni 100 residenti, addirittura 61 se si comprendono i Comuni della cintura. E anche in questo caso Milano è alle spalle della città di Teodolinda. Un primato. Lo ha detto a chiare lettere Dario Allevi, durante il convegno di ieri all'hotel de La Ville dal titolo «Il futuro del commercio in Brianza», organizzato da Confcommercio monzese e dall'Unione Commercianti di Monza e circondario.
«Nessuna persona di buon senso può pensare che ci sia ancora spazio per la grande distribuzione che sta desertificando i centri storici, in molti casi lo ha già fatto, generando città dormitorio». Cartellino rosso, stop alla nascita di nuovi outlet e affini. «Stiamo mettendo a punto il Piano territoriale di coordinamento provinciale a cui i Comuni dovranno fare riferimento», ha precisato Allevi, sottolineando una svolta condivisa da Comune e Regione. «Per la Provincia è la battaglia delle battaglie, quella per fermare il consumo di suolo e la costruzione di altri centri commerciali». Poi mette sul tavolo un dato impressionante. «Per un occupato nei centri commerciali se ne perdono 6 nei negozi». Allevi racconta le azioni politiche per scongiurare l'outlet di Costamasnaga e quello di Sulbiate. E avverte. Il business non è solo commerciale. «I costruttori ci guadagnano comunque costruendo il 'cubotto', anche se poi il centro commerciale fallisce».

ANCHE il sindaco Mariani garantisce che nel Pgt non saranno previsti nuovi spazi per le mega strutture, e torna a sventolare la bandiera del federalismo come unica soluzione. «I Comuni vivono con gli oneri di urbanizzazione, è una porcheria: gli enti locali dovrebbero mantenere il 50% delle tasse pagate dai loro cittadini, bisogna cambiare le regole subito perchè il suolo non è un bene infinito, siamo la zona più urbanizzata d'Europa dopo Napoli». Al convegno è intervenuto anche Pietro Tatarella, consulente dell'assessorato al Commercio della Regione. «Abbiamo 3 richieste di nuovi centri commerciali in Lombardia, il nostro non può essere un 'No' a ogni costo, ma la nostra linea è chiara: stiamo supportando i negozi di vicinato. Abbiamo stanziato 15 milioni con il contributo dei privati per i distretti commerciali, fondi che servono per rilanciare le nostre botteghe