Inchiesta Infinito, la 'ndrangheta voleva anche la Polizia provinciale
da Il Giorno
articoli di DARIO CRIPPA
Nelle intercettazioni le manovre della criminalità organizzata per mettere uomini fidati al vertice del nuovo ente
MONZA
«SENTI UN PO' sei te che ti chiamavo, conosci un po' l'ambiente... sai che su ... come è stata costituita così no, ero interessato a capire un po' come funzionava, come funzionerà, visto che adesso hanno istituito la Provincia Monza, la Polizia Provinciale di Monza, voglio dire sarà una bella struttura...». Comincia così, con una conversazione telefonica intercettata il 12 giugno del 2009, uno dei tentativi di infiltrazione della 'ndrangheta più inquietanti messi in luce dall'inchiesta Infinito nel territorio brianzolo. A un capo del telefono c'è un ispettore di Polizia (di Lecco) e dall'altro c'è un noto imprenditore edile (arrestato), Ivano Perego, titolare di quella che gli inquirenti hanno definito di fatto una «stazione appaltante della 'ndrangheta». Uomini ritenuti «avvicinabili» dalle cosche, secondo la definizione usata dal giudice per le indagini preliminari di Milano Giuseppe Gennari, e che puntavano a inserirsi nella nuova Polizia provinciale di Monza. Perego, l'imprenditore edile, promette all'ispettore amico: «Allora, facciamo così io c'ho un mio grandissimo amico qua che eravamo in ufficio tutti ieri, tutti noi no... settimana prossima ti presento una persona no... eh facciamo una chiacchierata e vediamo cosa possiamo fare sulla provincia di Monza... guarda lo dico al mio amico qua non c'è problema, vediamo come gestire la roba, io .. capito?».
L'ISPETTORE di Polizia, che non risulta indagato, si dimostra soddisfatto, è proprio quello che vuole: ottenere un avanzamento di carriera andando a dirigere la nuova Polizia provinciale in via di costituzione a Monza.
Attenzione però. Come fanno notare gli inquirenti e come scrive il gip Gennari riprendendo le indagini effettuate dai carabinieri di Monza, «è evidente che questo tipo di "favori" prevedono una contropartita».
L'ispettore, sui cui comportamenti la Dda di Milano sostiene che bisogna indagare (il fascicolo è stato passato per competenza alla Procura di Lecco), non appare del tutto tranquillo, ma c'è Perego pronto a rassicurarlo. E sa quali tasti toccare. La conversazione infatti prosegue. Perego: «Facciamo così allora, io adesso, oggi poi lui mi chiama tutti i giorni a me, lo accenno qualcosa, dopo ti avviso e ti dico». A.V.: «ma lui è per Monza no, per Monza questo?». Perego: «si si lui è ... non preoccuparti...». A.V.: «a me interessava appunto il discorso ad andare a dirigere una cosa del genere, chiaramente...». E Perego: «poi hanno vinto Monza, ha vinto la destra, il Popolo della Libertà tutto lì è non c'è problema». A.V.: «no niente dai allora facciamo facciamo così, quando tu hai la possibilità di parlare, vengo e facciamo quattro chiacchiere, cosi». Perego tira fuori dal cilindro anche il nome di un politico, quello che a sua detta potrà fare da garante alla buona riuscita della questione. Dice Perego: «Oggi ti chiamo, oggi lo sento l'Antonio e ti chiamo». A.V.: «va bene, anche quello che posso, poi così se magari lui l'elemento politico...».
L'«Antonio» in questione è, secondo i magistrati, Antonio Oliverio, ex assessore al Turismo e alla Moda della Provincia di Milano a guida Penati, indagato per una vicinanza molto sospetta con la 'ndrangheta. Per fortuna, non se ne farà nulla.
«Una zona grigia di scambi e favori con le istituzioni»
MONZA
UN ISPETTORE di Polizia stradale che si occupa di far allentare la morsa dei controlli sui camion della Perego strade, ditta ormai divenuta appannaggio della 'ndrangheta. Un ispettore che quando si apre un'indagine che potrebbe dar fastidio ai suoi «amici», e che porta al sequestro dei loro escavatori, si premura subito di mettersi in mezzo e di andare personalmente a «interrogare» (si fa per dire) Ivano Perego, proteggendolo per quanto possibile dalle grinfie della magistratura. Uno scenario che fa sobbalzare sulla sedia, in cui «tutori dell'ordine» e inquietanti personaggi dell'imprenditoria più sporca si trovano ad andare troppo spesso a braccetto. Scrive il gip Giuseppe Gennari nell'ordinanza che cristallizza il lato economico-finanziario dell'inchiesta che a luglio porta in cella 304 persone in tutta Italia, 160 in Lombardia, una cinquantina in Brianza: «È evidente che il rapporto con l'ispettore si inserisce un quella zona "grigia" di scambi e favori con soggetti istituzionali che, se pure con contributi apparentemente minimi rispetto a ciascuna specifica vicenda, alimenta la complessiva capacità della organizzazione di percorrere strade in grado di procurare illeciti vantaggi su ogni piano. In definitiva, se il quadro complessivamente emergente dalla presente indagine viene unito con la descrizione dei rapporti politici e istituzionali inquinati, emersi nell'ambito della indagine "Infinito", ben si vede quale sia il grado impressionante e profondo di penetrazione della criminalità organizzata calabrese nell'amministrazione della res publica». Una zona grigia nella quale la 'ndrangheta si muove agevolmente e grazie alla quale «i calabresi possono fare affidamento su una rete di rapporti vasta, risalente e in grado di assicurare ogni tipo di favori: dalla sanità, agli appalti, alla pubblica sicurezza, alla politica in senso stretto...».
Da.Cr.
L' assessore Talice: «E io invece ho fatto di tutto per portare in Brianza la squadra di Star Wars»
MONZA
«HO SAPUTO queste cose soltanto dopo l'operazione del 13 luglio scorso... prima non ne avevo avuto alcun sentore e non avrei di certo chinato il capo: ho la testa troppo dura». Luca Talice, assessore alla Sicurezza della Provincia di Monza e Brianza, leghista doc, tira un sospiro. In un momento in cui le polemiche sono all'ordine del giorno, fra le accuse di Saviano alla Lega da un lato e lo scioglimento del Comune di Desio dall'altro, bisogna pesare ogni parola. Talice però è tranquillo: anche se non può dirlo ad alta voce, in momenti bui come quelli attraversati dalla politica brianzola, lui ha fatto di tutto per portare nella nuova Polizia provinciale di Monza e Brianza uomini scomodi e al di sopra di ogni sospetto: la squadra che nel 2008 aveva firmato una delle inchieste più importanti e profetiche sui rapporti fra 'ndrangheta e territorio brianzolo. «Star Wars» era stata ribattezzata, perché agli stessi agenti della Polizia provinciale era parso quasi di lottare contro un mondo di alieni: una cosca che, fra Desio, Seregno, Limbiate e Briosco, aveva seppellito tonnellate di rifiuti tossici, una «Gomorra brianzola». «Da quando mi sono insediato come assessore - spiega Talice - la mia unica priorità è stata di mettermi subito al lavoro per istituire Polizia provinciale e integrare le Guardie ecologiche volontarie. Ufficiosamente, mi sono mosso per convincere quei poliziotti e ufficiali che avevano lavorato all'operazione Star Wars per portarli in Brianza. Non è stato facile, visto che nutrivano qualche perplessità». Non era un mistero che nel Pdl brianzolo ci fossero personaggi chiacchierati, finiti nelle intercettazioni delle inchieste anti-'ndrangheta. Il timore di finire «nella bocca del lupo» era evidente. Talice però lavora ai fianchi Flavio Zanardo, l'ufficiale dell'operazione Star Wars, e i suoi uomini. E, intanto, fa quanto in suo potere per smuovere la nuova istituzione forte del sostegno «entusiastico» da parte del presidente Dario Allevi. Il 23 luglio, a ridosso della «bomba» Infinito e dalle dimissioni dell'assessore provinciale al Personale Rosario Perri, la nuova squadra viene presentata: il comandante, naturalmente, è Flavio Zanardo. Talice ammette «il filo rosso» che sembra legare, almeno a livello di tempistica, gli eventi. E a molti resta il dubbio che l'accelerata sia stata dovuta, almeno parzialmente, alla necessità di dare un segno di pulizia da parte di una Provincia che, appena nata, rischiava di farsi già macchiare dall'onda lunga della 'ndrangheta.
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