Pedemontana: cambiare si può
L'autostrada Pedementona, è certo, si farà, ma il progetto definitivo, 3 corsie di marcia per lato, corsia di emergenza e spartitraffico, è terrificante, una Milano-Bologna che passa tra le case. I tre comitati che hanno organizzato la serata a Bovisio venerdì 3 dicembre, da tempo si stanno dando da fare nel denunciare "un progetto sbagliato che è il frutto di compromessi politici e non di una valutazione tecnica e trasportistica". Hanno raccolto 4000 firme, hanno aperto siti di informazione, hanno presentato le proprie osservazioni a tutti gli enti coinvolti, si sono seduti ai tavoli di trattativa con Pedemontana e infine, scontrandosi immancabilmente contro il muro di gomma delle istituzioni, hanno cercato di rimediare alla disinformazione dilagante e all'apatia generalizzata con alcune iniziative di dibattito pubblico.
Ma soprattutto per evitare lo scempio del territorio e la costruzione di un'autostrada in rilevato, che invece avrebbe dovuto essere interrata, hanno fatto un passo decisivo: sono ricorsi al Tar, ritenendo che il progetto della società Pedemontana contenga al suo interno gravi difetti. Difetti peraltro ammessi dalla stessa regione Lombardia che in un suo documento ufficiale riconosce "l'inadeguatezza della soluzione proposta, in quanto determina una sovrapposizione di flussi di traffico gerarchicamente e direzionalmente differenti con conseguenti condizioni di deflusso non accettabili". Per non parlare di una delibera di Giunta regionale in cui si afferma che "il parziale potenziamento della Milano Meda produrrà effetti di congestione sulla viabilità locale in conseguenza della chiusura di alcuni svincoli attualmente presenti".
In sostanza, ricorrendo alla giustizia amministrativa, i tre comitati vogliono bloccare l'attuale progetto e ripartire da capo con una nuova soluzione, questa volta però che tenga conto delle esigenze dei cittadini e della salvaguardia del territorio. E se il Tar accoglierà il loro ricorso, Pedemontana dovrà ricominciare da zero e cambiare piano.In sostanza, ricorrendo alla giustizia amministrativa, i tre comitati vogliono bloccare l'attuale progetto e ripartire da capo con una nuova soluzione, questa volta però che tenga conto delle esigenze dei cittadini e della salvaguardia del territorio. E se il Tar accoglierà il loro ricorso, Pedemontana dovrà ricominciare da zero e cambiare piano.
I tre comitati quindi nell'assemblea della scorsa settimana hanno illustrato ai presenti il futuro che ci attende, denunciando le conseguenze della realizzazione del progetto definitivo e in particolar modo hanno chiesto di essere sostenuti nel loro cammino sulla via del ricorso al Tar, condividendone la battaglia, sostenendo le spese legali e organizzando incontri pubblici.
All'arrivo di Pedemontana le reazioni fino ad ora sono state le più svariate: fregarsene, sperare o illudersi che non si realizzi, salire sul carrozzone dei finanziamenti per le opere di compensazione, come hanno fatto le amministrazioni locali, oppure, come loro, tentare di fermare il progetto per proporne uno in alternativa.
Ed ecco allora che la parola passa all'architetto Enriquez, urbanista e docente al Politecnico, erede della tradizione culturale e progettuale dell'architetto Giuseppe De Finetti (1892-1952) che durante e dopo gli anni del fascismo si batté per un diverso sviluppo di Milano. Enriquez cita direttamente le parole dell'architetto milanese per "scongiurare che i praticoni o i cosiddetti uomini d'azione prendano la mano" e invita i presenti a precederli cercando di "fissare qualche concetto fondamentale per lo sviluppo della città, che valga a difenderla dagli improvvisatori".
Dopo aver precisato che giornali e televisione scambiano per l'inizio dei lavori della Pedemontana qualcosa che altro non è se non l'innesto della rotatoria di Cassano Magnago ( progetto appaltato nel 2008 e vinto da Impregilo), l'architetto Enriquez entra nei dettagli tecnici della questione.
Il suo discorso si concentra sulla tratta denominata B2 compresa cioè tra lo svincolo di Meda e di Bovisio Masciago. Dal progetto preliminare del luglio 2005, il cui totale interramento dell'autostrada avrebbe finalmente ricomposto le parti del territorio divise in due dalla Milano-Meda, si è passati ad progetto definitivo che ribalta completamente il precedente. Il tracciato stradale avrà una larghezza minimq di 32 m., contro gli attuali 20 e correrà in parte in superficie e in parte in rilevato sotto gallerie artificiali alte 18 metri, creando una nuova barriera artificiale, una collina cioè alta quasi sei piani. Infine, all'altezza di Bovisio, il tratto della Pedemontana che prosegue in direzione della tangenziale est, si raccorderà su di una rotatoria altamente congestionante.
Se si adotterà il progetto definitivo, inevitabilmente aumenteranno il traffico, il rumore e l'inquinamento atmosferico. Sarà stravolto il paesaggio e gli abitanti della zona, oltre a essere costretti a pagare il pedaggio, subiranno una svalutazione economica degli immobili.
Il progetto proposto dai comitati invece mira ad altri obbiettivi: mantenere i tratti autostradali in galleria profonda nell'attraversamento delle zone densamente abitate al posto delle barriere antirumore o della sostituzione degli infissi proposte da Pedemontana, eliminare il pedaggio, realizzare un grande parco lineare sul vecchio tracciato della Milano-Meda e sostituire la rotatoria con un nuovo ponte di scavalcamento dell'autostrada.
Per come è stracolma la sala significa che il messaggio sta arrivando a destinazione e c'è da scommettere che non rimarrà inascoltato, tanto più che altri comitati prendono la parola e invitano ad unirsi nella battaglia contro quello che è un'altra minaccia alla salute pubblica, ovvero il potenziamento della Rho Monza a Paderno Dugnano (14 corsie di autostrada più quattro di complanari con un aumento di veicoli da 80 a 240 mila).
L'appello a mobilitarsi per modificare il progetto definitivo è rivolto anche alle amministrazioni locali, affinché "facciano un passo indietro, ascoltino i propri cittadini e costituiscano un fronte unico nel difendere il proprio territorio dai moderni predatori".
Il messaggio conclusivo della serata è molto chiaro. Chi chiede un altro progetto per il tratto B2 della Pedemontana, da questo momento sa che può ottenere la sospensione del progetto definitivo, scegliendo di appoggiare il ricorso al Tar. Dunque, cambiare si può. E alla luce delle valutazioni avanzate finora dai tre comitati, vien spontaneo concludere che cambiare si deve.
In attesa della sentenza del Tar, i comitati danno appuntamento all'assemblea che si terrà prossimamente a Desio. Per qualsiasi informazione e sostegno: contattare civessevevo@libero.it; cives.bovisiomasciago@gmail.com; noipercesano@hotmail.it .
Articolo di Elena Bertani
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