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lunedì 19 ottobre 2009

IL BUCO NERO DI WIND

  Il n.1 della Sicurezza gestisce le intercettazioni delle procure e avvertiva i suoi sodali sotto inchiesta

  di Antonio Massari
    
Il "grande orecchio" Wind, quando vuole, può agevolare gli amici degli amici. E può vanificare o danneggiare le indagini. Per esempio: il maggiore dei carabinieri, sul quale stava indagando la magistratura di Crotone, sapeva di essere intercettato. Chi glielo aveva riferito? L'uomo al quale, tutte le procure d'Italia, indirizzano e affidano le proprie, riservatissime richieste di intercettazioni: parliamo di Salvatore Cirafici, direttore della Corporate Governance della Wind telecomunicazioni Spa. Una scoperta che riporta alla mente il caso Tavaroli - Telecom Italia e avvalora un'ipotesi inquietante: l'enorme banca dati, a disposizione delle compagnie telefoniche, può essere utilizzata in modo illegale. Può essere oggetto di scambi tutti da verificare.    A scoprirlo, durante un'indagine su tangenti e centrali elettriche tra la Calabria e l'Abruzzo, è il pm di Crotone Pierpaolo Bruni. Il magistrato scopre un giro di mazzette che ruota intorno alla costruzione di due centrali a turbogas nel crotonese e a Teramo. Il pm iscrive nel registro degli indagati, per l'anomalia delle procedure
  , l'ex sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Galati (Udc), e l'ex governatore calabrese Giuseppe Chiaravalloti (all'epoca FI). Indagando, si imbatte anche in Alfonso Pecoraro Scanio e rinviene "false consulenze a favore di società riconducibili" all'ex ministro dell'Ambiente. Nella presunta associazione per delinquere che opera in Calabria spicca il dominus dell'affare energia: il cremonese Aldo Bonaldi, che ha ottenuto la licenza per costruire la centrale a Crotone, un affare da 30 milioni di euro. Gli investigatori arrivano a Grazioli, e poi a Cirafici, ascoltando per caso una telefonata dell'avvocato di Bonaldi: il senatore calabrese del Pdl Giancarlo Pittelli. Bruni s'imbatte in una telefonata   di un amico di Bonaldi, un certo Carchivi, con Pittelli il 12 agosto 2009. "Sto andando a pranzo con una persona che ti conosce (...) te lo posso passare?", dice Carchivi prima di passare il telefono al maggiore Grazioli. Proprio l'ufficiale che nelle indagini Why Not e Poseidone, condotte dall'ex pm Luigi de Magistris, si era trovato a indagare proprio su Pittelli (per il quale, in Poseidone, è stata richiesta l'archiviazione, già disposta,   invece, per l'inchiesta Why Not).    Bene, ecco il dialogo tra Grazioli e Pittelli: "Buongiorno (...) sono il maggiore Grazioli, come va?". "E come deve andare, maggiore, siamo in attesa", risponde Pittelli. Grazioli (braccio destro di De Magistris) tende a tranquillizzare l'indagato numero uno del pm di Catanzaro: "Sarà un'attesa, secondo le mie carte, giusta (...) che vi si dovrà chiedere anche scusa (...)". I due cercano   (inutilmente) di incontrarsi. Ma Bruni è ormai sulle tracce di Grazioli e, nel frattempo, scopre che parla spesso al telefono proprio con Cirafici, suo ex commilitone nell'Arma. Conversazioni che spingono Bruni a indagare Cirafici per favoreggiamento, rivelazione e utilizzazione del segreto d'ufficio. Scrive Bruni nel decreto di perquisizione emesso ieri: "In qualità di procuratore della Wind (...) rivelava al maggiore Enrico Maria Grazioli che (...) era sottoposto ad attività intercettiva (...) aiutandolo ad eludere le investigazioni". Il motivo? "Evitare a Grazioli conseguenze pregiudizievoli", come la perdita di un incarico pubblico prestigioso, che non avrebbe potuto ottenere con dei carichi pendenti. E anche Grazioli è indagato per gli stessi motivi - favoreggiamento e rivelazione del segreto d'ufficio - poiché avrebbe "consigliato" e "suggerito" a un indagato, tale   Filippo Salvatori, le "modalità per eludere le investigazioni". Grazioli riesce a fare anche di più: "consegna al suo indagato delle carte al fine di ricevere una serie di vantaggi per sé e per un suo amico". Insomma, in un colpo solo, il pm Bruni scopre che i controllori aiutano i controllati (Cirafici dà una mano a Grazioli) e gli investigatori aiutano gli indagati (Grazioli aiuta Salvatori). È in queste condizioni che si svolgono le indagini in Calabria.
 
  Come un "grande orecchio": ancora un caso intercettazioni (FOTO ANSA)

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