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sabato 13 marzo 2010

L’ASSE ANAS-IMPREGILO

  Un rapporto privilegiato che vale miliardi E al centro c'è sempre lui: Gianni Letta

  di Daniele Martini
Da un "atto aggiuntivo" a una transazione, l'Anas, azienda pubblica delle strade, trova sempre il modo di accontentare Impregilo di Benetton (Autostrade), Gavio e Ligresti, l'impresa a cui è stata affidata, tra l'altro, la costruzione del Ponte sullo Stretto. Atti aggiuntivi e transazioni sono metodi con cui viene dato nuovo impulso a un vizio antico del sistema degli appalti, quello della revisione dei prezzi in corso d'opera, un male che prosciuga le casse pubbliche, ingrassa le imprese e quasi mai fa procedere più svelti i lavori.   Dall'Alta velocità ferroviaria all'autostrada Salerno-Reggio Calabria per finire le grandi opere italiane ci vogliono tempi biblici e alla fine si scopre che costano fino a 3 e anche 4 volte più che nel resto d'Europa proprio a causa della sequela di atti aggiuntivi e transazioni con cui vengono portate avanti.   
RAPPORTI. Il 4 marzo il Fatto Quotidiano ha raccontato che oltre al miliardo e 300 milioni aggiuntivi per il Ponte sullo Stretto, a Impregilo è stato riconosciuto un adeguamento prezzi di un centinaio di milioni per i due macrolotti Gioia Tauro-Scilla e Scilla-Reggio Calabria della Salerno-Reggio Calabria. Ora fonti autorevoli interne all'azienda che vogliono conservare l'anonimato informano che sarebbe in corso una nuova perizia di variante sulla stessa opera per un valore analogo. I portavoce Anas non confermano e non smentiscono   l'esistenza di atti aggiuntivi per Impregilo limitandosi a usare una formula inconsueta: "L'azienda non ha niente da comunicare in proposito".    La faccenda è importante per almeno due motivi. Il primo è che l'Anas si dimostra un ottimo pagatore nei confronti di   Impregilo nonostante non navighi in ottime acque. Le difficoltà dell'azienda sono state riconosciute di recente dallo stesso Pietro Ciucci, presidente e anche direttore generale della società, nel corso di un'audizione alla commissione Lavori pubblici della Camera. Il 3 marzo Ciucci ha confermato che "la legge finanziaria 2010 non ha stanziato per Anas alcun importo per nuove opere e manutenzioni straordinarie" per cui "non potrà neppure realizzare gli interventi improrogabili fortemente connessi alla sicurezza del traffico". Di più: in queste condizioni, avverte il presidente Anas, è difficile "perfino il    ripristino degli ingenti danni causati dai noti eventi    eccezionali    registrati in    Lombardia,    Toscana, Calabria   e Sicilia, con evidenti impatti sulla circolazione stradale". Cioè non ci sono soldi per riportare ad un livello decente importanti strade di quattro   popolose regioni d'Italia e non ci sono risorse neppure per adeguare le vie a livelli accettabili di sicurezza per mitigare l'ecatombe di vittime.   

IL RUOLO DI LETTA. Il secondo motivo di rilievo è che dietro la concessione degli atti aggiuntivi si scorge in filigrana l'intreccio di un nuovo centro di potere, una specie di triangolo delle costruzioni formato da Anas, Impregilo e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. La prima manifestazione di questo kombinat del mattone risale alla primavera di un anno fa quando viene concesso, appunto,    l'adeguamento    prezzi a    favore    di Impregilo   . In quelle settimane scade il vertice Anas e Ciucci è traballante, la sua riconferma da parte del governo Berlusconi appare assai remota perché osteggiata dai due ministri più direttamente interessati, il responsabile delle Infrastrutture, Altero Matteoli, e il titolare dell'Economia, Giulio Tre-monti. Al posto di Ciucci sarebbero dovuti andare il presidente del Consiglio di Stato, Paolo Salvatore, e come amministratore Giovanni Guglielmi, provveditore per le opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna.   
POTERE CIUCCI. A metà luglio, però, a poche ore dalla scadenza per il rinnovo, Salvatore annuncia a sorpresa la sua indisponibilità per la guida dell'Anas. E' una mossa che spiana la strada al ripescaggio di Ciucci, il quale il 17 luglio viene confermato nel suo incarico. L'artefice occulto della repentina inversione ad U del governo è Gianni Letta, l'unico   in grado di convincere Silvio Berlusconi a ignorare la doppia opposizione Matteoli-Tremonti. Da sicuro candidato alla trombatura, Ciucci diventa all'improvviso il perno di una nuova stagione dei grandi appalti. Una settimana dopo la riconferma, il 29 luglio il governo infila a   sorpresa nel decreto "anticrisi" un emendamento per consentire a Ciucci che già cumula su di sé una bella sfilza di incarichi (presidente e direttore generale Anas, amministratore delegato della società Ponte sullo Stretto) di aggiungerne un altro: commissario straordinario per 60 giorni per "rimuovere gli ostacoli frapposti al riavvio delle attività" per il Ponte. A Impregilo viene contemporaneamente concesso un bonus di 1,3 miliardi di euro confermato a tambur battente 4 giorni dopo con una legge apposita (la numero 102). Scaduti i 60 giorni, l'11 novembre Ciucci viene di nuovo nominato commissario straordinario per il Ponte, questa volta per un lungo periodo, tre anni, con una motivazione simile alla precedente: "Per la   velocizzazione delle procedure relative" alla realizzazione dell'opera. In pratica gli vengono affidati dal governo in via duratura poteri molto simili a quelli concessi a Guido Bertolaso per la Protezione civile, con tutti i rischi e le incongruenze del caso.   Nel frattempo il vertice Anas viene rivoltato come un guanto da Ciucci e nei posti chiave vengono infilati uomini di Autostrade e quindi di Impregilo. Come Stefano Granati, per esempio, nominato condirettore amministrazione, finanza e commerciale, un ex manager Pavimental, società controllata da Autostrade. Granati di recente è stato nominato anche vicepresidente di Igi, l'Istituto grandi infrastrutture guidato da Giuseppe Zamberletti che allo stesso tempo è anche collega di Ciucci nella società del Ponte sullo Stretto di Messina essendo il presidente. O come Alfredo Baio, scelto da Ciucci come segretario generale Anas, un ex dirigente delle aziende di Carlo Toto, imprenditore abruzzese delle costruzioni, il "patriota"   di AirOne, compagnia aerea confluita nella nuova Alitalia, e unico azionista privato di peso della triade Benetton-Gavio-Ligresti nella società Autostrade, con una partecipazione importante nell'Autostrada dei parchi, la A24 da Roma a L'Aquila.

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