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domenica 17 aprile 2011

Desio, vittima di Pedemontana. Il suo scoforto è inascoltato

Desio, vittima di Pedemontana
Il suo sconforto è inascoltato

Il grande svincolo di Desio con la Valassina cencellerà la casa di Giancarlo Galimberti in via per Seregno

Desio - Avrebbe voluto gridare (o forse solo sussurrare) il suo sconforto al direttore Regalia. E' andato a Monza, la scorsa settimana. Ma il documento che aveva preparato non è stato letto pubblicamente dai consiglieri provinciali. Troppo personale, hanno detto. Personale? Che deve dire e scrivere una persona che da più di vent'anni si ritrova vittima di Pedemontana e non solo? Di che deve parlare? «La mia casa, costruita nel 1954 da mio padre sul terreno che il nonno aveva acquistato nei primi anni del '900, deve lasciare il posto a Pedemontana».

Questa è la storia. E se lui la vuole raccontare, scivola nel personale? Non scherziamo, per favore. Qui c'è di mezzo la casa, la famiglia e anche la vita. Non le domande generiche di politici disinformati. «Nella casa di via per Seregno, a Desio, ho vissuto la mia esistenza ed ho affrontato la malattia che mi ha colpito nel 1974: un aneurisma cerebrale, il coma, due interventi, l'afasia di Werniche, un caso rarissimo, quattro anni e mezzo per la rieducazione. Ho dovuto imparare di nuovo a parlare, a scrivere, a fare i conti». Un intervento personale, quello di Giancarlo Galimberti?

«I medici che mi curavano, venivano a casa e vedevano come il giardino e le piante mi aiutavano nella ripresa. Mi portavano loro stessi arbusti da piantare e curare. Un poco alla volta rinascevo». Poi è arrivata Pedemontana ed il progetto cancella la sua casa, il giardino. E la vita. Tutto a favore del grande svincolo di Desio con la Valassina. «Già il precedente ponte, fatto apposta negli anni '90 in previsione di Pedemontana e che ora si vuole abbattere, mi aveva rubato una fetta di terreno, col compenso di 9 euro al metro quadro, ricevuto dopo 11 anni. Adesso l'esproprio è totale. L'architetto Regalia (il direttore di Pedemontana Lombarda, ndr), in occasione di un colloquio, mi consigliò di fare una perizia e scrivere le nostre richieste. L'ho fatto».

E da allora il silenzio. Due anni senza capire quale futuro si prospetta. Come può, Galimberti, cercarsi un'altra casa se non sa cosa riceverà da Pedemontana in cambio della sua abitazione? «Con che soldi vado a comprare un'altra casa, a trattare? Regalia mi dice che verremo ospitati in un residence?». Un residence? In cambio di 4000 metri quadri di terreno con una casa sopra? «Non chiedo niente di particolare. Voglio ciò che mi spetta. Rimanere in questa situazione, in attesa, dopo tanti anni, non aiuta la mia salute. Non ce la faccio più. Avete preso la mia terra, ora la mia casa. Volete distruggere anche la mia esistenza? Ci state proprio riuscendo».
Egidio Farina

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